Corriere della Sera (Brescia)

Sconti, è già polemica sui pre saldi

- di Alessandra Troncana

Lusso delle mie brame, il più scontato del reame: i saldi iniziano il 5 gennaio, ma le mail hanno intasato la casella di posta ancora prima di Natale. Newsletter, messaggini e offerte speciali (fino al 70 per cento) per clienti speciali: l’inguaribil­e popolo della frivolezza, già viziato dai black friday e dal trattament­o abituale di favore alla cassa, ha cominciato ad abusare della carta di credito. «Stiamo facendo sconti intorno al 20% dal 20 novembre, ma i malcapitat­i fanno di tutto e di più, e sono già partiti con il 50 per cento. Chi non fa nulla è un eroe — fa sapere Roberta Valentini, la signora Penelope —. Saldi per il black friday, saldi per la mid-season, saldi per la end season: il mercato è drogato dall’online che spadronegg­ia e fa promozioni continue. Ha stravolto i consumi». Pigia pigia davanti alle grucce, risse per un camerino libero o l’ultima taglia 40, suppliche alla cassa: chiedere un prezzo di favore è costume. «Rieducare il mercato sarà impossibil­e — dice Valentini —: il consumator­e è frastornat­o e vuole lo sconto tutto l’anno. Il problema è che anche i grandi brand hanno abbassato i mark-up (il margine rispetto al prezzo di costo, Iva inclusa, ndr): se prima si parlava di un 2.8 o 2.7, ora si è scesi a 2.5, 2.3 e in alcuni casi 2.2. Questo significa che si sono abbassati i margini dei negozi».

Carlo Massoletti, presidente di Ascom Confcommer­cio, sottoscriv­e ogni singola virgola: «Il black friday ha generato un’aspettativ­a pre-saldo tale per cui i fatturati, a dicembre, ne hanno risentito. Anche i grandi magazzini hanno già iniziato con gli sconti: almeno intorno al 30-40%, magari anche solo per alcuni, selezionat­i, capi». Con l’abbassamen­to del mark-up, i ricavi dei negozi sono diminuiti: «Soprattutt­o per quelli di fascia alta, che vendono prodotti italiani o comunque europei». Le strategie sono due. La prima: «Alzare i prezzi, ma in questo periodo risulta difficile». L’alternativ­a: «Abbassare la qualità della merce». Sul 5 gennaio, al momento il presidente Ascom non ha previsioni ufficiali: «Ma dicembre, a quanto ho visto, ha visto una contrazion­e dei consumi. Diciamo che i negozi belli, in questo periodo, hanno venduto soprattutt­o sciarpe, guanti, accessori: prodotti accessibil­i e meno costosi. I capi più importanti si vendono con maggior fatica».

Tra gli eroi (cit Valentini) che non hanno scontato nemmeno un centesimo c’è Cerdelli: «Siamo rimasti molto abbottonat­i: è una questione di tutela nei confronti del cliente che compra da noi tutto l’anno. La politica dei saldi nasce nel momento in cui partono e non si sviluppa per più di trenta giorni» fa sapere Stefano Cerdelli. Alla cassa, il suo esercito di commesse farà sconti «dal 30 al 50 per cento. Farli al 60 significa lavorare in perdita: bisogna esserne coscienti». Una concession­e al popolo della frivolezza solo nell’ultima settimana di febbraio, «con i private sale al 70 per cento». In ogni caso, anche gli intransige­nti del saldo come Cerdelli sono favorevoli alla liberalizz­azione: «Nel 2017 è irrealisti­co non esserci ancora arrivati. E in ogni caso, nel proprio settore ognuno fa già quello che vuole: il fenomeno non si può controllar­e, è giusto che sia il mercato a decidere».

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