Sparito da casa da oltre un anno «Con me ci sono altri rapiti»
Nuova chiamata alla mamma dal 32enne partito per la Turchia 14 mesi fa
Un altro (misterioso) segnale. Un altro squillo al telefono. Un’altra richiesta di aiuto, che arriva, ancora una volta, alla mamma Evelina. Sparito dalla casa di famiglia a Folzano dove vivevano insieme da oltre 14 mesi, Alessandro Sandrini sarebbe stato sequestrato al confine con la Siria dopo un viaggio — apparentemente inspiegabile per chi lo conosce bene — in Turchia, fino ad Adana (meno di duecento chilometri da Aleppo).
Venerdì sera, due giorni prima di Natale, la terza telefonata. Sempre da un numero internazionale riconducibile a sim usa e getta non direttamente associate (e associabili) a un nome. «Sono in una stanza di tre metri quadrati per tre: ci sono altre persone sequestrate qui, ma io non le vedo» avrebbe detto il giovane. «Questi non scherzano, temo possano addirittura uccidermi se non avranno i soldi: non i nostri mamma, vogliono che sia lo Stato italiano a pagare» aveva detto Alessandro nel (brevissimo) contatto precedente, il 3 dicembre scorso. La prima chiamata, dopo oltre un anno di silenzio, era arrivata un paio di mesi fa, il 19 ottobre.
La sua versione non cambia: «Continuate a parlare con i media per tenere alto il caso» avrebbe raccomandato alla famiglia. Alla quale, però, non sa dire con precisione dove si trovi. «In carcere» aveva detto nelle scorse settimane, o quantomeno quella è la sua percezione, visto che Alessandro non risulta ufficialmente detenuto in alcuna struttura turca. Eppure è da lì che le sue telefonate arriverebbero. Al lavoro per dare una svolta alla sua «scomparsa» ci sono gli agenti della squadra Mobile della questura, la procura e la Farnesina («siamo da tempo al corrente di questa vicenda»). Il 3 ottobre 2016 la sua partenza, senza troppe spiegazioni nemmeno agli amici di sempre («disse che sarebbe partito, tutto qui. Nell’ultimo periodo era un po’ più cupo, ma mai avremmo immaginato che non sarebbe più tornato»): un volo da Orio al Serio destinazione Istanbul. E poi fino ad Adana, che non è propriamente tra le mete turistiche locali più gettonate, dove agli inquirenti e alle autorità turche risulta che Alessandro abbia regolarmente pagato il soggiorno e saldato il conto — dal 3 al 10 ottobre — nell’hotel prenotato grazie a un’agenzia di viaggi bresciana. Poi più nulla, se non un dato: il check in per il ritorno. L’ha fatto. Ma non si è mai imbarcato per rientrare a casa. «Non lo so di preciso dove mi trovo, ma mi stanno tenendo imprigionato. Per favore aiutatemi» aveva già chiesto Alessandro alla mamma. Non si esclude possa essere in qualche modo finito in un giro più grande di lui, ma resta il fatto che se questo ragazzo di Folzano per qualche ragione è davvero trattenuto al confine turco-siriano contro la sua volontà bisogna fare in modo che possa tornare a casa.
L’appello Dovete continuare a parlare con i media per tenere alta l’attenzione su questo caso