Addio a Spano, il signore della scienza
A leggere il cursus honorum di Pierfranco Spano, professore emerito di Farmacologia dell’Università degli Studi di Brescia, viene da chiedersi come tanti incarichi, tutti di assoluto prestigio e responsabilità, potessero concentrarsi in un sol uomo. Lui li onorava tutti con la sua estrema competenza, professionalità, disponibilità, umanità e con una intelligenza fuori dal comune che, amalgamata ad una grande sensibilità artistica, ne faceva un grande cultore dell’arte e della storia dell’uomo. Ma è nel campo delle Neuroscienze che il professore Spano ha dato i suoi più rilevanti contributi di ricerca come la scoperta dei recettori multipli per la dopamina nel 1978, aprendo così la strada ad una maggiore comprensione della malattia di Parkinson e ai processi che regolano la vulnerabilità delle cellule cerebrali nell’ invecchiamento. Ma il professore è stato ancora molto altro perché ha lasciato non solo una grande eredità scientifica a tutti gli allievi che oggi occupano posizioni di rilievo nella ricerca biomedica in Italia, in Europa e negli Usa ma anche una eredità di profondo affetto, che possiamo anche chiamare amore, a tutte le persone che hanno avuto il piacere e l’onore di averlo frequentato e con lui vissuto momenti di grande comunione: nella scienza come nella vita di ogni giorno.
PierFranco donava a tutti la parte più nobile di sé, sempre con un sorriso, mai impositivo. Spano è andato via con il male con il quale conviveva oramai da qualche tempo «senza soffrire» come riferiscono le persone che gli sono state vicine sino alla fine. Lo scienziato amava la vita e la vita continuerà ad amarlo attraverso i doni che lui ha elargito a tutti. «Un signore della scienza, un grande maestro di vita, un uomo attento all’ innovazione ma che ci ha insegnato ad amare il passato per costruire un futuro migliore». È il professore Maurizio Memo a parlare, ma di più,scusandosi non riesce a dire.