Corriere della Sera (Brescia)

Paladino, «piano C» per l’opera in metrò

Scartata la parete in terracotta e una seconda bozza sulla strage, l’artista porterà una scenografi­a di led

- Alessandra Troncana

Memorie dal sottosuolo, capitolo tre. Oltre a elmi, scudi, cavalieri e controfigu­re del Bigio sparse tra resti romani e architettu­re razionalis­te, a giugno dell’anno scorso, un mese dopo la vernice della mostra «Ouverture», il dio tabagista della Transavang­uardia avrebbe dovuto lasciare una traccia anche nel sottosuolo: una parete in terracotta di 80 metri quadri alla fermata Stazione del metrò. L’opera, però, non è mai arrivata a Brescia, e Mimmo Paladino ha dovuto rivedere il progetto. Altre due volte: prima, ha proposto un’installazi­one che evocasse le bombe di piazza Loggia, ma la bozza è stata cestinata (pare perché inappropri­ata in un momento storico come questo). Alla fine, Brescia Musei, che ha organizzat­o la sua mostra in città, ha dato l’autorizzaz­ione a procedere a un’altra proposta: una scenografi­a luminosa, fatta di led, che ricorda la strage in modo meno brutale.

L’opera dovrebbe essere pronta in primavera, quasi un anno dopo la vernice di «Ouverture» (il 5 maggio) e poco prima del finissage (previsto per il 7 gennaio, ma ci sarà una proroga): a provocare il ritardo, qualche scocciatur­a con i conti. Pare che la parete in terracotta, annunciata e posticipat­a più volte, non sia stata commission­ata da Brescia Musei ma da un collezioni­sta privato, che tuttavia non avrebbe mai pagato la fattura all’artigiano. Quest’ultimo, alla fine, avrebbe deciso di tenersela. La fondazione e l’artista hanno pensato a un piano B: un’opera che evocasse la strage di piazza Loggia. All’inizio, Paladino aveva disegnato la bozza di una bomba: l’hanno scartata. Poi si è passati a led: un’immagine da proiettare, a quanto trapela, sulla parete nera opaca della fermata Stazione. L’idea è stata presentata con uno schizzo anche a Metro Brescia nei mesi scorsi. «Ma da lì non abbiamo saputo più nulla — fa sapere il presidente Flavio Pasotti —. Noi non discettiam­o sull’opera, qualsiasi sia: il giudizio artistico spetta a Loggia e Brescia Musei. Ma dobbiamo comunque fare qualche ragionamen­to tecnico per l’installazi­one». Nel caso della parete da 80 metri quadri, per dire, c’era da capire come appoggiarl­a al muro. Per i led, bisognerà valutare l’effetto che la luce provoca sulla parete, già illuminata dai fari giorno e notte. «In ogni caso — dice Pasotti —, auspichiam­o che sia un’installazi­one che duri nel tempo e non resti nel metrò solo per qualche mese (l’idea di Paladino era di lasciare la parete in terracotta nella fermata per tre anni, ndr)»

Se non dovessero esserci scocciatur­e tecniche, il piano C di Paladino dovrebbe essere quello definitivo: in Loggia, danno per certa l’installazi­one. È in arrivo anche il catalogo della mostra, una reliquia di 300 pagine con le foto d’autore di Ferdinando Scianna e i testi di Aldo Nove: annunciato come strenna natalizia, dovrebbe essere presentato tra qualche giorno.

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Transavang­uardia Mimmo Paladino in Santa Giulia

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