Paladino, «piano C» per l’opera in metrò
Scartata la parete in terracotta e una seconda bozza sulla strage, l’artista porterà una scenografia di led
Memorie dal sottosuolo, capitolo tre. Oltre a elmi, scudi, cavalieri e controfigure del Bigio sparse tra resti romani e architetture razionaliste, a giugno dell’anno scorso, un mese dopo la vernice della mostra «Ouverture», il dio tabagista della Transavanguardia avrebbe dovuto lasciare una traccia anche nel sottosuolo: una parete in terracotta di 80 metri quadri alla fermata Stazione del metrò. L’opera, però, non è mai arrivata a Brescia, e Mimmo Paladino ha dovuto rivedere il progetto. Altre due volte: prima, ha proposto un’installazione che evocasse le bombe di piazza Loggia, ma la bozza è stata cestinata (pare perché inappropriata in un momento storico come questo). Alla fine, Brescia Musei, che ha organizzato la sua mostra in città, ha dato l’autorizzazione a procedere a un’altra proposta: una scenografia luminosa, fatta di led, che ricorda la strage in modo meno brutale.
L’opera dovrebbe essere pronta in primavera, quasi un anno dopo la vernice di «Ouverture» (il 5 maggio) e poco prima del finissage (previsto per il 7 gennaio, ma ci sarà una proroga): a provocare il ritardo, qualche scocciatura con i conti. Pare che la parete in terracotta, annunciata e posticipata più volte, non sia stata commissionata da Brescia Musei ma da un collezionista privato, che tuttavia non avrebbe mai pagato la fattura all’artigiano. Quest’ultimo, alla fine, avrebbe deciso di tenersela. La fondazione e l’artista hanno pensato a un piano B: un’opera che evocasse la strage di piazza Loggia. All’inizio, Paladino aveva disegnato la bozza di una bomba: l’hanno scartata. Poi si è passati a led: un’immagine da proiettare, a quanto trapela, sulla parete nera opaca della fermata Stazione. L’idea è stata presentata con uno schizzo anche a Metro Brescia nei mesi scorsi. «Ma da lì non abbiamo saputo più nulla — fa sapere il presidente Flavio Pasotti —. Noi non discettiamo sull’opera, qualsiasi sia: il giudizio artistico spetta a Loggia e Brescia Musei. Ma dobbiamo comunque fare qualche ragionamento tecnico per l’installazione». Nel caso della parete da 80 metri quadri, per dire, c’era da capire come appoggiarla al muro. Per i led, bisognerà valutare l’effetto che la luce provoca sulla parete, già illuminata dai fari giorno e notte. «In ogni caso — dice Pasotti —, auspichiamo che sia un’installazione che duri nel tempo e non resti nel metrò solo per qualche mese (l’idea di Paladino era di lasciare la parete in terracotta nella fermata per tre anni, ndr)»
Se non dovessero esserci scocciature tecniche, il piano C di Paladino dovrebbe essere quello definitivo: in Loggia, danno per certa l’installazione. È in arrivo anche il catalogo della mostra, una reliquia di 300 pagine con le foto d’autore di Ferdinando Scianna e i testi di Aldo Nove: annunciato come strenna natalizia, dovrebbe essere presentato tra qualche giorno.