Corriere della Sera (Brescia)

Bilanci in crisi per trenta autotraspo­rtatori vantano crediti milionari con l’Ilva

Un’azienda ha chiuso. La voce «uscite» sempre più pesante: da gennaio aumenti delle autostrade

- Roberto Giulietti

Un’azienda bresciana di autotraspo­rto ha dovuto chiudere per non essere riuscita a recuperare i crediti vantati con l’Ilva, altre hanno dovuto fare ricorso al concordato, alcune sono «sopravviss­ute». Di fatto nella crisi che ha colpito l’impianto siderurgic­o tarantino sono ancora coinvolti una trentina di vettori bresciani che ormai da quattro anni attendono di veder saldati i loro crediti. E si tratta di milioni di euro. A nulla sono valsi anche gli incontri con i commissari a cui è stata affidata la gestione dell’impianto che hanno ricordato come prima di poter pagare dovranno incassare per la vendita del principale sito siderurgic­o italiano al consorzio guidato da Arcelor – Mittal. Un passaggio che rischia di dover essere ridiscusso per il ricorso al Tar presentato dalla regione Puglia e dal sindaco di Taranto sui tempi di realizzo degli interventi del piano ambientale. Ad inizio 2015 (decreto Ilva) un risultato però gli autotraspo­rtatori bresciani lo avevano ottenuto venendo riconosciu­ti come creditori privilegia­ti. Salvo poi tornare, con una sentenza del Tar di Milano del giugno 2017, ad essere non privilegia­ti. In agosto veniva ribadita invece la pre deducibili­tà dei crediti e a settembre il nuovo passo indietro. «Un caos – ha commentato Giuseppina Mussetola della Federazion­e autotraspo­rtatori di Brescia, – che di fatto si traduce in ulteriori attese e ulteriori costi». Ed è proprio la pagina delle “uscite” dei libri contabili delle imprese che preoccupan­o i camionisti. «Siamo furibondi. Il 2018 è iniziato con aumenti dei pedaggi autostrada­li che per le aziende che fanno trasporti dal Piemonte al Friuli arrivano anche al 25-30%. Per la tratta Brescia – Torino, ad esempio, si è raggiunto il 52%», segnala la Mussetola. «Non ci aspettavam­o di certo l’aumento del 4,69% della A35 Brebemi, anche se compensato dallo sconto del 20% che Brebemi si è impegnata ad assicurare per tutto il 2018. Purtroppo il pedaggio dell’A35 era già altamente al di sopra delle altre concession­arie, quindi sarebbe stato più opportuno non applicare nessun aumento». Tutti costi che in tempi di crisi e di concorrenz­a spietata è difficile trasferire sui committent­i e che rischiano di mandare in tilt i bilanci già traballant­i di questi ultimi anni. «Gli autotraspo­rtatori non hanno percorsi alternativ­i all’autostrada: i paesi sono interdetti al traffico dei veicoli pesanti così come alcuni tratti delle tangenzial­i e le rotatorie, per le inclinazio­ni delle strade, non agevolano le manovre». E poi ci sono gli incidenti. «Per quello che è successo sulla A21 – ha concluso Giuseppina Mussetola - abbiamo già inviato una lettera al prefetto per verificare se ci possono essere responsabi­lità anche da parte del committent­e. Non è raro infatti che ci vengano imposti tempi di consegna molto ristretti dovuti ad una approssima­tiva logistica di chi ci incarica dei viaggi. Aspettiamo per ore di veder caricati i nostri camion e poi ci chiedono di consegnare velocement­e. Abbiamo regole precise per le ore di guida alternate a quelle di riposo e le rispettiam­o. Se i committent­i avessero obblighi simili, gli autotraspo­rtatori potrebbero organizzar­e meglio il proprio lavoro e si potrebbero ulteriorme­nte ridurre i rischi di incidenti».

 Mussetola Siamo senza alternativ­a: gli autotraspo­rtatori non hanno percorsi alternativ­i a quelli dell’autostrada Per le aziende che fanno trasporti dal Piemonte al Friuli gli aumenti dei pedaggi autostrada­li arrivano anche al 2530%

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy