Mafie, la nuova vita dei beni confiscati
A Brescia sono 239 e 38 edifici sono protagonisti del concorso fotografico di Libera
Dentro l’obiettivo, con l’obiettivo di coinvolgere i cittadini e dare nuova vita ai beni confiscati alle mafie: Brescia ne conta 239, concentrati soprattutto tra città, Garda e Valtrompia, e 38 di questi immobili già destinati ai Comuni — siano già stati riutilizzati, bloccati o piuttosto in stato di abbandono — potranno essere immortalati dalle macchine fotografiche grazie al concorso (il primo in Italia) organizzato dall’associazione Libera.
La sfida è far parlare gli immobili. Nella fattispecie, i beni confiscati alla criminalità. Grazie a un concorso fotografico gli appartamenti, le case e i terreni potranno emergere dall’anonimato. L’iniziativa, che nasce dalla mente di Libera Brescia, ha un obiettivo preciso: «Far crescere la consapevolezza di questi beni all’interno della società.
Con il concorso — spiega il referente provinciale dell’associazione Giuseppe Giuffrida — stimoliamo la partecipazione attiva dei cittadini. E facciamo in modo che le fotografie raccontino la situazione di un determinato bene». Già, perché nel concorso — le iscrizioni scadono il 28 gennaio — rientrano 38 immobili confiscati e già destinati ai Comuni: alcuni sono riutilizzati con successo, altri invece sono abbandonati, bloccati o semplicemente chiusi. Le macchine fotografiche (o gli smartphone) dovranno raccontare entrambe queste situazioni: sono infatti previste due categorie distinte per il concorso che è aperto a tutti, professionisti e non. Ed è il primo in Italia. Attenzione, però: il numero di immobili che rientrano nella «gara» è decisamente inferiore a quello dei beni confiscati presenti nel territorio di Brescia.
La provincia conta 239 proprietà immobiliari e terreni che lo Stato ha sottratto alle associazioni mafiose e alla semplice criminalità: poco più del 40% sono già stati destinati agli enti locali o alle forze dell’ordine (105), più della metà dei beni è invece ancora in gestione all’Agenzia che li amministra (134).
Il Garda, Brescia e la Valtrompia, per motivi diversi, rappresentano le località dove più si concentrano gli immobili confiscati che hanno già trovato una destinazione: 24 in città, sei a Desenzano, tre a Puegnago e altrettanti a Soiano; tre anche a Lumezzane, due a Concesio, sei a Pezzaze.
Mentre sul Benaco la presenza di camorra e ‘ndrangheta è storicamente accertata, in Valtrompia le inchieste della magistratura hanno dimostrato che l’attività criminale era legata soprattutto «a gruppi locali che inquinavano l’economia reale con false fatturazioni, evasione e riciclo di attività illecite», spiega Giuffrida. Appartamenti e capannoni erano diventati quindi la base logistica per ripulire il denaro. E se il sequestro e la confisca rientrano nella strategia di contrasto della criminalità, dal percorso giudiziario all’assegnazione del bene l’iter è complesso. Non a caso, tra i beni ancora in gestione all’Agenzia si contano 134 proprietà, sparse per tutta la provincia: tre a Darfo, tre a Capriano, sei proprietà a Flero, cinque a Brescia, quattro a Palazzolo, altrettante a San Gervasio e Sirmione. Il record a Torbole Casaglia: 35 immobili, confiscati dalla Procura di Milano. Adesso la sfida è chiaramente quella di restituirli alla collettività: per l’associazione di don Ciotti, se il bene viene utilizzato allora la vittoria dello Stato è piena.
Non a caso, Libera ha dato vita ad una rete per «moltiplicare le occasioni di interazione tra enti e istituzioni pubbliche e organizzazioni del terzo settore. Se una cooperativa fa un progetto e il Comune mette a disposizione delle risorse — spiega Giuffrida — è più facile che quell’immobile riprenda vita». Di esempi non ne mancano: a Brescia un appartamento è stato utilizzato come alloggio protetto, a Manerba del Garda un’abitazione ospita gli studi di due medici, a Concesio c’è invece un capannone usato come deposito dal Comune. Sono tutti casi che rientrano fra i 105 beni già «destinati», anche se dal concorso fotografico sono esclusi sia gli immobili rimasti allo Stato sia quelli utilizzati per l’emergenza abitativa. Sono quindi 38 gli edifici che si potranno immortalare e «raccontare».
Da regolamento sono ammessi non più di tre scatti per categoria, da inviare entro il 31 marzo prossimo. Per iscriversi basta scaricare il regolamento e la scheda di iscrizione dalla pagina Facebook «Confiscati e fotografati» o scrivere a confiscatiefotografati@gmail.com.