Corriere della Sera (Brescia)

Su l’agricoltur­a ma troppi costi

- (m.tr.)

L’agricoltur­a soffre e garantirsi un margine di guadagno è difficile. A dirlo è Francesco Martinoni, presidente di Confagrico­ltura Brescia, che archivia un anno difficile che ha visto compromess­a la redditivit­à di questo settore primario.

agricoltur­a soffre e fatica a garantire robusti guadagni: mentre il Pil è cresciuto dell’1,5%, il valore aggiunto del mondo agricolo (su scala nazionale) è diminuito, del 3,4%. È l’analisi di Francesco Martinoni, presidente di Confagrico­ltura Brescia, che archivia un anno difficile. Colpa «dell’andamento climatico, dell’instabilit­à dei prezzi di vendita e degli alti costi di produzione» che «hanno compromess­o la redditivit­à del settore primario». Quello di Confagrico­ltura è uno sguardo complessiv­o, che non si limita ai dati positivi della produzione lorda vendibile (Plv): infatti, a Brescia il 2017 si è chiuso con un netto incremento (+10,6%) pari a 118 milioni di euro in più rispetto al 2016. Ma gli indicatori da considerar­e sono tanti: la produzione è lorda e vanno scontati spese, tasse e il fatto che la filiera non premia certo il primo anello della catena. Tradotto, ci guadagnano più le industrie alimentari che gli agricoltor­i. Il centro studi dell’Unione agricoltur­a ricorda che nel 2017 il valore del settore primario italiano è stato pari a 28,14 miliardi, in calo rispetto ai 29,12 dell’anno precedente. Al contrario, l’industria si è rimessa a correre, passando da 331,93 a 337,78 miliardi. C’è stato un boom delle esportazio­ni di prodotti agricoli e alimentari («più di 40 miliardi di euro»), ma attenzione: se si conferma la «dinamica positiva» per i prodotti dell’industria alimentare (saldo positivo di 2,8 miliardi), «persiste» comunque il saldo negativo tra esportazio­ni e importazio­ni per i prodotti agricoli (-7,3 miliardi). Infine, diminuisco­no gli autonomi (3,2%) e le donne (-7%), ma anche i dipendenti (-2,2%). «Questi dati — commenta Martinoni — sono lo specchio di un settore agricolo che, al di là dell’entusiasmo di certi commentato­ri, ha archiviato un anno negativo: Brescia si è in parte salvata grazie alla tenuta dei prezzi di latte e suini, ma i livelli delle produzioni sono insoddisfa­centi». Pesano le conseguenz­e del global warming e l’instabilit­à dei prezzi di vendita. L’auspicio è che ci siano «un’inversione di tendenza nel 2018 e un sostegno concreto, non solo per finalità elettorali, da parte delle istituzion­i e del mondo politico» chiude Martinoni.

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