Domenicaccio: «Da trent’anni curo Molière»
Ottantun anni suonati, Piero Domenicaccio, decano degli attori professionisti bresciani, domani sarà in scena ad Asti. E fin qui nulla di strano perché — Deo gratias — Domenicaccio sta bene, la vita del teatranti non l’affatica ed una bella tournée con il Teatro Franco Parenti è quasi una vacanza. Quindi, dopo Asti, in attesa di conoscere date future, repliche a Genova e poi a Lugano.
L’aspetto curioso è che Domenicaccio — uno dei tre medici del «Malato immaginario» di Molière — è in compagnia dalla stagione 1980 81. Quante repliche? Perso il conto. Il «Malato» debuttò il 30 novembre 1980 con Franco Parenti e Lucilla Morlacchi interpreti principali. Con loro, nel salone Pierlombardo, recitava Domenicaccio. Ovviamente nel tempo, ha fatto anche altro. Ma ogni qual volta il Teatro Franco Parenti ripropone il «Malato» lui non manca. Interprete scontato. Dal 1980 ad oggi molti i mutamenti. Franco Parenti — primo grande Argan — è morto nel 1989 ed è arrivato Joele Dix (aveva altro ruolo). Nei panni di Tonina è entrata Anna Della Rosa. Cambi dopo cambi. Non Domenicaccio, Ruth Shammah, la regista, non ha mai pensato ad altro interprete. Un onore per l’attore. Ed eccolo quindi, 30 anni dopo, per la stagione del 2014 rimettere in prova il personaggio. «Il dialogo è sempre serrato, multipli gli interventi. C’è da prestare attenzione per non far calare il ritmo» fa sapere l’attore. Dal 2014, anno dopo anno, siamo ad oggi. Altra stagione. «E domani? Programmi?» viene da chiedere. Eccolo entusiasmarsi come un bambino: «Ho fatto tradurre un dramma sconosciuto di John Reed, autore nel 1919 de I Dieci giorni che sconvolsero il mondo legati alla Rivoluzione d’ottobre. Il nuovo scritto critica il trattato di pace di Versailles dopo la Grande guerra. Testo costoso da rappresentare senza un accorgimento. Troppi i personaggi». È un progetto che rimugiri» na fin dagli anni ’54-’55. Era in Argentina. Perché Piero Domenicaccio — all’anagrafe Piergiorgio Menegazzo — figlio di veneti emigrati a Baires ha frequentato l’università laggiù prima di tornare in Italia e dedicarsi al teatro. Primi lavori a Il Piccolo di Milano. Dall’«Arlecchino» con Soleri al «Galileo» con Buzzelli, al «Gioco dei Potenti» con Carraro. «Ho avuto la fortuna di recitare accanto a grandi atto- dice. È poi venuto il teatro classico — «Agamennone», «Edipo re» — quindi gli anni allo Stabile di Genova con Luigi Squarzina, Ivo Chiesa ed il giudice bresciano Sandro Orengo celato dietro lo pseudonimo di Vico Faggi. Ecco poi le esperienze con Carlo Quartucci dopo la ottura di quest’ultimo con Genova. Domenicaccio ha lavorato anche con il nascente Ctb. Prima è stato interprete di «Brescia ’20» con Nuccio Ambrosino e poi con Castri ne «I costruttori di imperi». Altre importanti esperienze con il Gruppo de La Rocca di Egisto Marcucci. E ancora un ritorno bresciano nel «Clavigo» (Lievi), «La famiglia Schroffensten» (Castri). Fra una replica e l’altra tante commedie radiofoniche, quando la Rai faceva conoscere il teatro via etere.
Ispirazione Ho appena fatto tradurre un dramma sconosciuto di John Reed del 1919: costoso da rappresentare