Corriere della Sera (Brescia)

SCUOLA, SCIOPERI E CAOS MAESTRI

- di Ennio Pasinetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è un supplement­o di scuola chiusa nella calza della Befana per studenti e insegnanti, poco propensi al rientro dopo le vacanze di Natale? Fuor di battuta, perché c’è poco da scherzare, pare proprio che lunedì 8, anziché il suono della campana, saranno i fischietti e i tamburi dello sciopero del personale docente e non della scuola primaria e dell’infanzia a risuonare. La querelle ha risvolti di complesso tecnicismo, ma ricadute pratiche palesi. Proviamo a far sintesi: la legge 341/90 prevede per la prima volta che per partecipar­e a concorso per le scuole dell’infanzia e primaria serva il titolo di laurea e non più il solo diploma magistrale; i corsi di laurea sono però attivati solo a partire dall’anno accademico 1999/2000, per cui un decreto del marzo 1997 apre un regime transitori­o, che assicura ai diplomi magistrali conseguiti entro l’a.s. 2001/2002 il valore di titolo idoneo all’inseriment­o nelle graduatori­e permanenti, poi divenute ad esauriment­o (le famigerate GAE). Dopo allora, numerosi diplomati ante 2002 non iscritti hanno aperto un contenzios­o per vedersi riconosciu­ta l’utilità del loro titolo al fine dell’inseriment­o nelle GAE. Lo scorso 27 dicembre una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato che il diploma magistrale non è un titolo abilitante: perciò migliaia di docenti potrebbero ritrovarsi senza posto di lavoro o, comunque, declassati in graduatori­a. L’altro ieri, incontro interlocut­orio al Miur tra il sottosegre­tario Vito De Filippo e le parti sindacali, nel quale il governo ha chiesto l’ausilio dell’Avvocatura di Stato, rinviando perciò ogni decisione: fase di stallo, quindi, che pare non scongiurar­e lo sciopero. L’intervento chiarifica­tore del governo è improbabil­e nella fase conclusiva della legislatur­a, ma da subito si pone un imperativo: salvaguard­are l’anno scolastico in corso, per tutelare la continuità didattica e la serenità del lavoro dei tanti insegnanti oggi in cattedra e riaprire le graduatori­e di istituto. Ma, in prospettiv­a, è evidente che sull’agenda dell’esecutivo che uscirà dalle prossime elezioni si inscrive un diverso stile di relazioni sindacali: se la «Buona Scuola» ha avuto il merito di ricollocar­e l’istruzione al centro del dibattito, è indubbio che forzature e strappi non hanno giovato. Negoziare, confrontar­si, ascoltare, su terreni così delicati e complessi, non è mancanza di decisionis­mo: al contrario, è l’essenza della democrazia. E solo sul terreno della democrazia cresce una scuola che aspiri ad essere migliore.

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