Torna il premio San Faustino: i pregi e i rischi
Torna l’ora del poeta d’occasione. Una gioia per la casalinga che finite le faccende si rilassa buttando giù quattro versi in dialetto. Felice il pensionato che, in rima baciata o sciolta, recupera ricordi di gioventù. L’Amarcord va sempre per la maggiore. Stupendo sapere che Brescia oggi offre un’occasione in più di poetare. Dopo cinque anni di assenza si riaffaccia il Premio Santi Faustino e Giovita grazie alla Fondazione civiltà bresciana . La speranza è tutta in una rivoluzione. È bello che ognuno possa far conoscere, nero su bianco, le proprie emozioni. Benvenuto ogni certamen a patto che vengano accolte anche le possibili critiche. Gradita la severità dei giurati; un pizzico di umiltà da parte dei concorrenti. Sarà opportuno che gli esclusi — sempre i soliti, in verità — non versino lacrime come fossero un Leopardi umiliato. È accaduto in passato. Le recidive son sempre possibili. Benvenuta una giuria ferma nelle scelte e rigorosamente anonima. Giudici che non esitino a cestinare versi sciapiti se non sgrammaticati ed espressioni lontane dal nostro parlare (sia esso della città, delle valli, del lago o della Bassa). Perché non di rado capita di leggere righe buttate giù in un dialetto ad orecchio, insipide mescole di parole inventate, o brescianizzate alla meglio. Lotta all’imbastardimento del parlà piö bèl. Chi scrive ricorda ancora le sfuriate di Giannetto Valzelli — era uno dei giurati del passato — che riteneva peggiore di un’offesa personale la paginetta fiacca. Rosso in volto sventolava il foglio incriminato sotto gli occhi degli altri giurati come prova di un’infamia. La formula d’oggi — stando al bando — appare completamente rinfrescata. Prima novità: sul tema legato al nostro pane quotidiano sono accettati sia elaborati in dialetto bresciano sia in lingua. Da tutta Italia questi ultimi giacché il premio ambiziosamente si presenta come «nazionale». Rigide le regole. Gratuita la partecipazione. Trecento euro alla migliore composizione in lingua e in dialetto. Diploma e premi ai secondi e terzi classificati. Non è finita qui. Anche stavolta c’è lo zuccherino: segnalazioni ed attestazioni per alcuni «meritevoli non classificati». Come dire: cerchiamo di scontentarne il meno possibile.