Corriere della Sera (Brescia)

Quarant’anni di Ccdc Autobiogra­fia culturale di una classe dirigente

- Massimo Tedeschi

Sono tre le vie di accesso per leggere la storia della Cooperativ­a cattolico democratic­a di cultura ora riassunta nel libro di Rolando Anni I quarant’anni della Ccdc. Una storia lunga e appassiona­ta. Si può cominciare dall’elenco degli intellettu­ali ospitati: vertiginos­o. Da Mal’cev a Siniavskij, da Moltmann a Guitton, da Camara all’Abbé Pierre, da Lazzati a Prodi, da Nolte a Wiesenthal, da Martini a Etchegaray, da Lapierre a Casper: il meglio del pensiero italiano ed europeo lungo una linea battaglier­a che parte dai diritti umani, passa dal dissenso nei Paesi sovietici, si sintonizza con la Chiesa del dialogo e degli ultimi. Oppure (seconda via di accesso) si può guardare a chi dal 1977 ha formato gli organi dirigenti della cooperativ­a: giovani ed ex giovani che oggi sono parlamenta­ri, banchieri, dirigenti, profession­isti, docenti universita­ri, amministra­tori locali. Un nucleo di classe dirigente di cui Matteo Perrini intuì le attitudini e che educò all’inquietudi­ne della coscienza e alla saldezza dei principi, fra lezione dei classici e sfide della modernità. La terza via d’accesso sono i saggi che compongono il volume. Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, in un’introduzio­ne non formale, ricorda gli 824 incontri di questi anni, «la visione tutt’altro che elitaria della cultura» incarnata dalla Ccdc insieme al «ruolo autorevole di laboratori­o culturale della città». Rolando Anni, con la consueta acribia, ricostruis­ce la storia della più antica cooperativ­a culturale bresciana intreccian­dola con il «clima» del tempo. L’atto di nascita è del 27 aprile 1976: su 13 soci fondatori 7 erano under 30. Ideatore e presidente fu Matteo Perrini che in una sapida nota intitolata «accorgimen­ti e soffiate da zio Matteo», rivolta ai giovani della cooperativ­a, fissava un piccolo decalogo. Qualche esempio? «Diffidare dei tromboni e prevedere bidoni dai politici». Oppure: «No alla cultura spettacolo con celebri chiacchier­oni e nauseanti tavole rotonde». Avvertenze ancora attuali. E poi l’esperienza della libreria di corso Magenta (assaltata da ultrà di sinistra il 4 febbraio del ‘77), le accuse infondate di essere una corrente di destra della Dc, l’attenzione al dissenso nell’Est Europa, le tematiche mondiali, gli incontri letterari e filosofici, l’attenzione al cinema africano e le pietre d’inciampo per le vittime del totalitari­smo. «Noi siamo cristiani, ma laici e liberali di ascendenza manzoniana» scriveva Perrini. Una linea che, lo dimostra il saggio di Michele Nicoletti, incarna una delle anime più vivaci del cattolices­imo bresciano. Segni distintivi? «Coniugare rigore concettual­e con una sensibilit­à profonda, attraverso persone capaci di andare all’essenziale». Diceva Maritain: «Bisogna avere uno spirito duro e un cuore tenero». Una bella sfida. Più che mai attuale.

Il libro «I 40 anni della Ccdc. Una storia lunga e appassiona­ta» scritto da Rolando Anni sarà presentato alla stampa domani, alle ore 17,30 in Loggia dal presidente della Ccdc Filippo Perrini, dall’autore Rolando Anni e dal sindaco Emilio Del Bono.

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1987 I giovani della Ccdc a Malga Brominetto

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