Saronno, il dottore e i morti in corsia «Ho ucciso per pietà e ne sono fiero»
Lorenzo Cazzaniga accusato degli omicidi con l’amante: «Sono il medico migliore»
Era una forma di eutanasia, oppure sono stati omicidi disumani? Prende una piega che sconfina nell’etica, il processo contro i due amanti dell’ospedale di Saronno: il medico anestesista Leonardo Cazzaniga e l’infermiera Laura Taroni. I due sono accusati di tre omicidi che hanno colpito i parenti di Laura Taroni (il marito, la madre e il suocero), Cazzaniga è accusato di aver ucciso altri quattro pazienti mentre al vaglio della procura ci sono altri
«Ha agito su pazienti in fase terminale ai quali voleva alleviare le sofferenze»
18 casi di morti sospette all’interno dell’ospedale.
Ieri in aula, durante l’incidente probatorio in corso a Busto Arsizio, è stata affrontata la perizia psichiatrica sugli imputati da cui emergono alcune frasi significative di Cazzaniga «L’ho fatto come una forma di pietà, di cui sono fiero — ha detto agli psichiatri a cui il gip ha affidato la relazione sulla capacità di intendere e di volere —. Ho maturato la convinzione che fosse inumano e anti-pietas comportarsi sul morente in modo accanente». A suo avviso quelli a cui aveva praticato le iniezioni letali erano pazienti «in fase terminale, preterminale». E per fase terminale «intendo minuti, mezz’ore e ore, per me era semplicemente un accompagnarli alla morte».
Il crinale su cui la difesa vuole giocare il processo, quantomeno per il filone che riguarda la morti in corsia, è chiaro. Fino a dove si può spingere un medico? Per il difensore di Cazzaniga, Ennio Buffoli, con la perizia «è venuto meno quel contesto delirante» in cui il medico sembrava aver agito, stando alle indagini. Secondo l’avvocato difensore del medico, riguardo agli episodi contestati di morti in corsia, «è dimostrato che non ha agito indiscriminatamente, bensì su pazienti terminali ai quali intendeva alleviare le sofferenze. Non voleva certo ucciderli».
In sintesi la perizia ha stabilito che Cazzaniga è in grado di intendere e di volere. È affetto da un disturbo narcisistico della personalità che però non sconfina nella patologia. Si stima molto e ciò è emerso chiaramente dalle parole che ha riferito agli psichiatri: «A torto o a ragione ha detto — ero considerato la persona più importante e carismatica del pronto soccorso. Io mi ritengo, se non il migliore, uno dei migliori medici. E il migliore per la vastità della mie competenze». In effetti quando fu arrestato molti testimoni confermarono che il medico era sì chiacchierato, ma anche molto stimato.
La perizia ha stabilito che anche Laura Taroni è sana di mente. È stata esposta in aula dalla criminologa Isabella Merzagora e dallo psichiatra Franco Martelli durante il terzo giorno di interrogatorio dell’incidente probatorio a cui hanno partecipato i pm che hanno condotto l’indagine, Giaunluigi Fontana e Maria Cristina Ria. Nei due giorni precedenti i due imputati si sono rimpallati le responsabilità circa le morti loro addebitate. In particolare, la Taroni ha affermato che fu il medico a convincerla della necessità di praticare alla madre un’iniezione che poi risultò letale, perché le era stata sempre ostile.