La diva del piano Wang debutta al Teatro Grande
Incarnato d’avorio, tacco ideologico, cosce al vento e un’ossessione per gli orli corti, capita che la tigre orientale osi con il viola: purché sia haute couture. Pare che Yuja — «dita volanti» — Wang non abbia pretese come certi divi in pelliccia di visone ad agosto: in camerino ha chiesto solo caffè, noccioline, té e cioccolato fondente prima di divorare la scena.
Con ogni probabilità, nonostante il rischio di un valigia-gate (gliele avevano perse all’aeroporto, allarme rientrato) si siederà al piano in minigonna: stasera, alle 20.30, il maestro Lorenza Borrani dovrà ammaestrare lei e la Chamber Orchestra of Europe al Teatro Grande per il debutto della stagione 2018. Il programma del concerto prevede
Die Schoene Melusine di Mendelssohn, il Concerto per pianoforte n. 1 di Beethoven, la Suite da Sogno di una notte
di mezza estate di Mendelssohn e l’Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22 di Chopin.La pianista cinese osannata dalla critica e corteggiata dalle sale da concerto di tutto il mondo, interprete sublime e selvaggia, divina nel virtuosismo e nella precisione chirurgica può suonare in minidress rosso cardinalizio, ma il suo è un nudo più concettuale che carnale: «La vera nudità di chi sta in scena — ha detto — è emozionale». Agli scostumati che la paragonano al suo dioscuro Lang Lang, lei risponde che il collega «ha lo svantaggio di non potersi mettere la minigonna». Wang è stata sedotta dal pianoforte — i suoi genitori ne avevano uno in salotto — a sei anni: credeva fosse un capriccio ma si è rivelato il suo destino. Selvaggia e disciplinata, la little china girl flirta con Mozart e Gershwin senza pregiudizi: per lei, «l’arte deve scioccare il pubblico per evolversi» (cit). I loggionisti assuefatti ai gonnelloni sformati di Martha Argerich e ormai impassibili alle provocazioni dovranno rassegnarsi a un nuovo choc e a un’esperienza catartica.