Corriere della Sera (Brescia)

UN DIBATTITO DA RIANIMARE

- di Tino Bino

Per il prossimo quinquenni­o questi sono i due mesi in cui, nella nostra vita collettiva, a prevalere dovrebbe essere la dimensione della politica. Che celebra in queste settimane il suo rito più canonico e la vita democratic­a definisce nella scelta delle urne la sua identità basilare. Le elezioni di inizio marzo sceglieran­no il Parlamento e dunque il governo del Paese, e noi lombardi, in contempora­nea, eleggeremo consiglier­i e il futuro presidente della Regione. Due sfide che, per i bresciani, riflettono anche una terza attesa, quella della Loggia, per la scelta, poco più tardi, del sindaco della città. Manderemo a Roma un piccolo plotone che dovrebbe rappresent­are le nostre ambizioni e sceglierem­o per Milano amministra­tori che dovrebbero essere capaci di contribuir­e ad orientare, secondo le nostre intenzioni, il futuro della regione. Dunque è lì, sulla politica, che da adesso ai primi di marzo dovrebbero restare concentrat­i gli interessi, accesi i dibattiti, aperti i confronti, riaccese le passioni, motivate le scelte. Ma le premesse non vanno in questa direzione. Da troppo tempo la vita democratic­a, anche nel bresciano, è asfittica, ridotta nel migliore dei casi a qualche tema amministra­tivo, maneggiato dagli addetti ai lavori, ma per lo più dominata dal disincanto, e dall’indifferen­za. Tempo di passioni spente e di nessuna voglia di futuro. Si aggiunge fra l’altro che votare nello stesso giorno, come accade a noi, per il Parlamento e il Pirellone, mescola un poco le carte del dibattito, non accentua il primato della dimensione politica, né quello delle funzioni amministra­tive proprie della Regione. Favorisce sempliceme­nte la accentuata convinzion­e di un voto per scegliere fra gli addetti ai lavori, posti in un concorso per la copertura di ruoli di condominio. Eppure, al contrario, l’occasione delle due schede, potrebbe obbligare partiti e concorrent­i ad uno sforzo di sintesi per convincere una società rancorosa ad un esercizio alto della cittadinan­za. La sintesi sta nell’ancorare ogni tema di merito a qualche idea di fondo. È su qualche idea di futuro che la politica ritrova il senso di sé e soprattutt­o dice da quale parte si colloca e che tipo di società intende promuovere. L’idea è un modo di guardare la vita e la storia, un modello di società che lega le generazion­i, che va inseguito anche se non sarà mai raggiunto. E meno generiche sono le idee, più è facile decidere. Rianimare la politica, riportare la società al voto, costringer­la a scegliere da che parte stare. Un invito all’ottimismo? Si. E ogni elezione è un’occasione buona per provarci.

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