PAESAGGI DI CASA LA SFIDA CHE PESA
Venerdì e sabato prossimi Brescia ospiterà un convegno dedicato al tema dei paesaggi promosso da Ateneo, Università e Fondazione Brescia Musei. Il bagaglio di pensiero e analisi che sostanzia questo appuntamento guarda al paesaggio come bene estetico, ma anche turistico e dunque economico. Paesaggi naturali e paesaggi antropici sono egualmente fondamentali nello stabilire (o nel ripristinare) il nostro equilibrio mentale e i nostri equilibri di bilancio. Il poeta Andrea Zanzotto avvertiva che il paesaggio «è trovarsi davanti ad una grande offerta, a un immenso donativo che corrisponde all’ampiezza dell’orizzonte. È come il respiro stesso della psiche, che imploderebbe in se stesso se non avesse questo riscontro». La tutela è tanto più complicata in territori come i nostri che la natura ha dotato di straordinaria bellezza e al tempo stesso di spirito imprenditivo, di attitudini manifatturiere non minimaliste, di ambizioni infrastrutturali «paesaggivore». Come uscirne? Un primo passo salutare anche se doloroso consiste nel prendere atto della pressione abnorme sin qui esercitata sui nostri territori: con un eccesso di costruito (51 mila alloggi invenduti), con un costruito largamente sottoutilizzato (a Manerba il 66% dell’edificato è rappresentato da seconde case, a Gardone Riviera il 49%, a San Felice il 47%) e con tanti edifici di pregio che stanno malinconicamente andando in malora (il 90 per cento delle seimila cascine bresciane). Rarissimi i casi di demolizione del costruito per ricreare aree verdi (vengono in mente gli 8.500 metri della ex Rivadossi diventati parco ad Agnosine). Eppure sono passati meno di tre anni da Expo, quando tutti entusiasticamente sottoscrivemmo la «Carta di Milano». Ricordate cosa diceva? «Siamo tutti responsabili della custodia della terra, della tutela del territorio e del suo valore ambientale. Vanno rafforzate le leggi in favore della tutela del suolo agricolo per regolamentare gli investimenti sulle risorse naturali». Gli effetti di quelle solenni dichiarazioni scarseggiano. Giusto quindi ripartire da convegni come quello del prossimo week end. Sapendo che noi lombardi abbiamo con le bellezze che ci appartengono un rapporto più distratto che affettuoso, più pratico che vigile. Già mezzo secolo fa lo scrittore Guido Piovene ci metteva in guardia: «Può darsi che i lombardi, uomini pratici, non si accorgano sempre della speciale bellezza del loro Paese, ed infatti non lo decantano, trovandolo più comodo che poetico».