Dal Pgt green alla bonifica Caffaro: rigenerazione frenata dai contenziosi
Del Bono: «Andrebbero calcolati i danni economici e sociali per la collettività»
La strada della rigenerazione urbana, intrapresa dalla giunta Del Bono, è costellata di ostacoli «giudiziari». Una serie di ricorsi al Tar (ma anche al Consiglio di Stato) tentati dalle ditte che hanno perso appalti di gara milionari, indetti per bonificare le aree del sito Caffaro o realizzare importanti strutture sportive. E anche se il tribunale amministrativo di Brescia è abbastanza celere nell’emettere le sue sentenze, il risultato sono i mesi di ritardi nell’avvio dei cantieri. «Con conseguenze economiche ma anche sociali) per la collettività che sarebbero tutte da calcolare», lo stringato commento del sindaco Emilio Del Bono.
Un problema annoso, che coinvolge non solo Brescia ma molte pubbliche amministrazioni. Non essendoci forme di disincentivazione ai ricorsi «temerari», diverse ditte, con poche migliaia di euro di spese legali, tentano quindi di ribaltare le decisioni prese dai commissari di gara, i quali si basano — per le loro decisioni — su una serie di parametri tecnici ed economici diventati ancora più stringenti con il nuovo codice degli appalti. Un tema annoso e complesso, al quale la politica ad inizio 2014 aveva abbozzato rimedi tranchant, proponendo addirittura l’abolizione di Tar e Consiglio di Stato (in tal senso si erano espressi l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ma anche l’ex presidente Romano Prodi e l’ex presidente del Csm Michele Vietti). Ma tra l’attuale sistema elefantiaco e l’abolizione degli organi di garanzia giuridica forse servirebbe una terza via.
Scendendo nel dettaglio delle ripercussioni concrete derivanti dal sequel di ricorsi nella quale è incappata la Loggia, non si può non partire da quelli avanzati contro il nuovo Pgt: ha tagliato «diritti edificatori» anticipando di qualche mese i contenuti della legge regionale 31 del 2014, pensata per tutelare il consumo di suolo agricolo. Ma il Tar di Brescia ha dato ragione a due privati, Passerini-Gazel e Martinetto. Contro i primi è stata la Loggia a ricorrere al Consiglio di Stato, rivendicando autonomia nelle proprie scelte urbanistiche ed aprendo così un precedente importante, visto che sarà la Corte Costituzionale a decidere in merito alla liceità del taglio al cemento (ma il Pgt è valido su tutti gli altri settori).
L’altro fronte in cui si sommano i ricorsi alla giustizia amministrativa è quello delle bonifiche del sito Caffaro. La progettazione per il risanamento dell’azienda di via Milano sarebbe già partita se la ST&A non avesse contestato la decisione del commissario straordinario di affidarla — con gara europea — alla multinazionale Aecom-Urs. Si sono persi sei mesi e mezzo prima che il Tar (il 29 agosto) respingesse quel ricorso avanzato da un’impresa di cui un socio (Claudio Tedesi) ha più di un problema con la Giustizia (coinvolto anche nel traffico illecito di rifiuti all’ex Sisas Pioltello). Il ritardo si è incastrato con la scadenza del mandato biennale del commissario; i ministeri competenti hanno impiegato 5 mesi per ratificarne il rinnovo. Così la progettazione della bonifica non è ancora partita e se si dovrà attendere il Consiglio di Stato si perderanno altri mesi preziosi. I ricorsi stanno facendo slittare di mesi anche il risanamento del parco Passo Gavia, nel quartiere Primo Maggio. La Loggia ha giudicato la prima offerta «anomala» affidando i lavori alla ditta bresciana Pavoni, ma scatenando la reazione di un’altra ditta concorrente, sicché i lavori (provvisoriamente) sono affidati alla Garc Spa.
Ritardi più limitati si sono vissuti anche nell’avvio dei cantieri a strutture sportive come il PalaEib (il tribunale civile si è espresso in soli 5 mesi) ed il campo d’atletica Sanpolino (il Tar ha rigettato il ricorso in meno di tre mesi) che saranno ultimati entro l’estate. (p.gor.)