Quando le patate salvarono la Valcamonica
C’era la fame nei paesi dell’alta Valcamonica, prima dell’arrivo della patata. Poi, il miracolo. Chi possedeva un pezzetto di terra e aveva provato a seminarla credendo a chi la esaltava, anche di notte faceva turni di guardia con lo schioppo per scoraggiare i predoni della sotterranea dispensa. I disgraziati invece le patate bollenti e fumanti non potevano che sognarle. A sera, quando i figli reclamavano un piatto in tavola, mamma, non vista, metteva in pentola quattro sassi tondeggianti e chiedeva un poco di pazienza. I ragazzi finivano per addormentarsi prima che le «patate» arrivassero a cottura. La patata arrivata forse a Monno o forse a Vione ha sfamato i camuni, in tempi di carestia, tra il 1814 ed il 1817. Ha migliorato il loro modo di vivere, come del resto è capitato in Europa al suo arrivo dall’America nel 1573. Anche le strategie di guerra sono cambiate dopo l’arrivo della patata. Se gli assedianti potevano prima bruciare le messi e ridurre alla fame gli assediati, che fare con i tuberi?
Non a tutti i camuni piacque la patata. La snobbarono inizialmente i borghesi, ne fecero ottimo uso i contadini. Anzi! Proprio loro — cancellata l’etichetta di stranezza esotica — fecero comprendere il nuovo buon cibo offerto dai campi di casa. Ma perché mai parlare oggi di patate? E in particolare di quelle di Monno? L’occasione viene da Luciano Costa, autore di 50 divertenti paginette. Titolo «Monno Dove anche le patate sono di casa». Un divertissement saltato in mente a uno (di Ludriano) che ama la valle, la sua gente, gli usi e i costumi. Oltre alla storia di ieri e altre curiosità ci ricorda che la patata non è solo regina in cucina ma serve a lenire le ustioni, se spalmata sulla scottatura. Scondita lessa ha poche calorie, non ingrassa ed è pane di riserva per chi non tollera lievito, frumento, sale. Se oggi a Monno i campi di patate non superano i dieci ettari, un tempo ne occupavano 150. Suggerimento goloso: chi va da quelle parti chieda all’oste se è il giorno delle piöde (gnocchi di patate crude e non pietre per i tetti delle cascine). E per fine pasto le fladarde che fritte sono dolce delizioso.
Due secoli fa la scoperta Il tubero sottrasse i camuni alla fame: arrivò forse a Monno o forse a Vione in tempi di carestia tra il 1814 e il 1817