Tintoretto, torre della discordia
La torre Tintoretto si conferma tallone d’Achille dell’amministrazione Del Bono. Ieri è passata la variante al Pgt che permette ad Aler di preparare un bando di gara per deciderne il destino: demolizione o ristrutturazione.
La torre Tintoretto, il palazzone stile Germania Est di San Polo, vuoto da quattro anni, si conferma tallone d’Achille dell’amministrazione Del Bono. Solo ieri, a cinque mesi dalla fine della consigliatura, è passata (anche con i voti della minoranza) la variante al Pgt che permette ad Aler di preparare un bando di gara per deciderne il destino: potrà essere demolita per ricostruire sul suo sedime nuovi edifici (c’è l’offerta di Investire Sgr da 29 milioni) ma anche ristrutturata (ancora nessuna offerta in tal senso).
Il settore urbanistica della Loggia aveva previsto lo stesso duplice destino anche per la sua torre gemella, la Cimabue. Che invece ieri è stata «salvata» da un emendamento del Pd. «Perché oggi, per la Cimabue, non ci sono affatto i 33 milioni che Paroli ottenne nove anni fa per svuotare la Tintoretto» spiega il sindaco Del Bono: quindi non ha senso parlare di una sua potenziale demolizione. La decisone è bollata come «schizofrenica» da tutte le minoranze di centrodestra, per le quali il destino della Tintoretto è segnato («non potrà che essere demolita») e la decisione di valutare la «riqualificazione» è bollata come pilatesca e temporeggiatrice, «fatta solo per soddisfare certe posizioni della sinistra massimalista ma non per il bene della città», aggiunge l’ex sindaco Paroli. Una netta critica arriva anche da un pezzo di maggioranza, Brescia per Passione (alla quale fa capo la vicesindaco Castelletti) che decide di non partecipare al voto.
Del Bono ammette che la questione è complessa e ricorda che là dentro non potrà più tornare l’edilizia residenziale pubblica (che assegna case alle fasce sociali più disagiate) perché lo vieta quel contratto di quartiere firmato dalla Regione nel 2009 con le 195 famiglie redistribuite in nuovi appartamenti in città, disinnescando quella che era una bomba sociale. «È invece emersa la necessità di affitti a canoni moderati — aggiunge Del Bono — per le famiglie e per tutto quel mondo della pubblica amministrazione che non riesce a pagare locazioni da 600 euro al mese con stipendi di 1300 euro. Ora vediamo se sul mercato bresciano ci sono cordate interessate alla riqualificazione » . Per questo il bando Aler «dovrà tener conto della possibilità di calmierare gli affitti con contributi pubblici», aggiunge l’assessore alla Casa Marco Fenaroli, che ad inizio seduta ha risposto all’interrogazione del leghista Massimo Tacconi sullo stato di degrado della torre Cimabue («che fine anno fatto gli 800 mila euro messi a bilancio per interventi di riqualificazione? La torre è infestata da blatte, un sottotetto è diventato una piccionaia, c’è gente che tira rifiuti dalla finestra»). I lavori sono in ritardo ma partiranno nel 2018, assicura Fenaroli.
Le minoranze però incalzano sullo stallo riguardante la Tintoretto: «Nel settembre 2013 la giunta Paroli aveva già stabilito il duplice indirizzo della demolizione o della riqualificazione — chiude Vilardi di Forza Italia—. Si sono persi inutilmente cinque anni».
Emilio Del Bono Vediamo se ci sono imprenditori locali interessati a riqualificare la Tintoretto: opzione che siamo riusciti a inserire nel bando dell’Aler