Il genio e il colore di Tiziano e dei suoi seguaci
Del Vecellio quattro tele e una xilografia ma l’esposizione uscirà dal museo con percorsi in Valcamonica e Bassa
Quattro tele, una xilografia e quattro percorsi extra museo. Sono il piatto forte della mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia» che si inaugura il 21 marzo a S. Giulia.
Del genio bulimico, immenso e spilorcio che sfregava la materia con le dita e disegnava Maddalene dal fascino carnale, osannato dagli imperatori si chinavano a raccogliergli i pennelli e detestato da Sartre, ci saranno quattro dipinti e una xilografia: la « Madonna con bambino » dell’Accademia Carrara, il «Ritratto di Tommaso Mosti» concesso da Palazzo Pitti, il «Ritratto di Gian Giacomo Bartolotti da Parma» del Kunsthistorisches, la «Madonna con bambino e San Rocco» del Prado e il «Trionfo di Cristo» dei Musei civici di Brescia.
Tra polittici digitali (l’Averoldi) e capolavori, la mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia» (la vernice il 21 marzo in Santa Giulia; fino all’1 luglio) ruota soprattutto attorno agli artisti imbevuti del colore di Tiziano: Romanino, Moretto e Savoldo. «Vogliamo evocare il grande scenario nel quale si dispongono storie meravigliose: il rapporto tra Brescia e Venezia nel Cinquecento» fa sapere il curatore Francesco Frangi.
La mostra inizia con una sezione zero, l’introduzione: tra antiche carte e mappe di Brescia, il «Riposo nella fuga in Egitto» di Savoldo e vedute della laguna viene raccontata la relazione tra le due città. Nella prima sezione, la formazione di Romanino e Moretto, entrambi rapiti dal fascino stregonesco del Vecelli, e il confronto con il maestro: tra i pezzi esposti, la «Madonna col bambino» del Bonvicino mai arrivata prima in Italia (era nei magazzini del Puskin di Mosca, per il godimento esclusivo degli studiosi) e una meravigliosa «Venere e cupido» di Romanino. L’Averoldigate (la Diocesi non ha concesso l’opera alla mostra) sarà risolto nella seconda sezione: il polittico della collegiata dei Santi Nazaro e Celso si potrà vedere in una raffinata versione multimediale. Signori impellicciati, ritratti virili e devoti in preghiera saranno nella terza sezione, incentrata sui modelli tra Brescia e Venezia, le opere per la devozione e i ritratti. In quella successiva trapela la vocazione realistica dei pittori bresciani e la loro ossessiva indagine luministica. Infine, nell’ultima sezione, le tracce delle opere perdute di Tiziano nel salone della Loggia, di cui restano un’incisione di Cronelis Cort e un disegno attribuito ad Anton van Dyck.La mostra, però, si dipana oltre Santa Giulia nei quattro percorsi che inseguono il segno di Tiziano in città e provincia a cura di don Giuseppe Fusari, direttore del Museo Diocesano. Il pubblico potrà vedere il polittico, l’unico lavoro bresciano superstite di Tiziano, nella chiesa in cui è conservato, tappa dell’itinerario «Brescia e il centro storico» (proposto anche in una versione lunga), oppure spingersi in un viaggio verso il Sebino e la Valcamonica ( da Santa Maria delle Neve di Pisogne al CaMus di Breno) e nelle terre della Bassa (dal Duomo di Montichiari alla cattedrale di Asola).
Il biglietto per la mostra (intero 13 euro, ridotto 10) include anche l’ingresso in Pinacoteca — sarà aperta a marzo — e al Diocesano. Non va accartocciato e appallottolato: dà diritto a uno sconto per l’Accademia Carrara di Bergamo, dov’è allestita l’esposizione su Raffaello.