Nel Pd camuno guerra sui nomi
Il renziano Mario Bezzi preferito alla parlamentare Marina Berlinghieri. Lega: Caparini escluso dal territorio
Esercizio di democrazia o resa dei conti? La scelta dei nomi da candidare alle prossime elezioni regionali e politiche in valle Camonica oscilla fra questi estremi, con amministratori locali pronti a compiere il grande balzo, e politici azzoppati «traditi» dal proprio territorio.
Ad aprire le danze è stato il Partito democratico, che ha scaricato la deputata uscente
Marina Berlinghieri preferendole il portavoce ed ex sindaco di Ponte di Legno
Mario Bezzi. Durante una riunione terminata alle 2 di notte, i democratici camuni, pur potendo contare su un candidato donna e su un candidato uomo, sfruttando così la richiesta di genere imposta dalla scheda elettorale, hanno preferito andare alla conta fratricida. 28 voti li ha raccolti Bezzi, 18 Berlinghieri. Questi due nomi saranno ora trasmessi ai reggenti del partito che stanno preparando le liste (i vari Lotti, Martina, Franceschini, Orlando... Renzi) per essere inseriti in qualche collegio o nel listino del proporzionale. Sì, perché anche la deputata uscente sarà candidata: «In base allo statuto del partito — precisa lei — e confesso che il clima creato in Valle Camonica non mi piace per niente: invece che concentrare le nostre energie per puntare alla vittoria nelle elezioni del 4 marzo, ci facciamo la guerra in casa...». Nulla di nuovo, pensando a quel che succede dalle parti del Nazareno, dove ora Bezzi vuole irrompere con un chiodo fisso in testa: «La montagna. La montagna. E ancora la montagna» riassume lui, renziano della primissima ora. Su a Ponte di Legno se lo ricordano ancora Matteo Renzi accolto dalla banda a parlare al palazzetto dello sport che fu di Umberto Bossi.
«Ma la Lega oggi non tutela le autonomie – aggiunge Bezzi – e da Forza Italia e M5S non sento mai parlare di montagna. Credo che il Pd sia l’unica realtà in cui ci si possa muovere affinché le nostre valli bresciane abbiano quelle risorse che oggi sono riservate al Trentino, all’alto Adige e alla provincia di Sondrio. Mi auguro che il Pd di Brescia raccolga la sfida e non ci metta i bastoni tra le ruote».
In questa battaglia, Bezzi pedala in tandem con il suo storico alleato Corrado Tomasi, consigliere regionale uscente, che ha puntato su una sua nuova lista «Lombardia per le autonomie»: pur non candidandosi, ne è l’anima e punta a consegnare il suo tesoretto di voti (oltre 8 mila preferenze alle regionali del 2013) a due amministratori camuni a lui vicini: Oliviero Valzelli, presidente di Comunità montana e Bim, e
Sandro Farisoglio, sindaco di Breno. E Tomasi che fine farà? Vicinissimo a Gori, se il sindaco di Bergamo vincesse contro Attilio Fontana e Dario Violi, per lui si annuncia un ritorno al Pirellone con un ruolo di primo piano. Sottosegretario? Chissà. Ma di sicuro con delega alla montagna.
Al Pirellone rischiano di non tornare neppure gli altri due consigl ier i camuni uscenti. Fabio Fanetti, ex sindaco di Sonico, era stato eletto con la Lista Maroni. Inviso alla Lega, le sue speranze di essere ricandidato sono appese a quella manciata di nomi su cui Fontana si è riservato di decidere in autonomia. Donatella Martinazzoli invece, pur essendo della Lega, non è stata indicata dal suo partito che ha invece puntato su una nuova sestiche na: Beppe Donina (il segretario del partito), Francesco
Ghiroldi (sindaco di Piancogno, parlamentare prima di Davide Caparini, di cui parleremo tra poco) e Franco
Bontempi, volto nuovo come quello delle candidate per le quote rosa: Elisa Maj, Debora Pezzotti e Danila Salvetti. A spiegare la composizione della rosa dei candidati è lo stesso Donina: «Sono i nomi, sia per le politiche che per le regionali, trasmessi a Milano, dove decideranno chi e dove candidare». Non ci sono né Caparini né la Martinazzoli. Come mai? «Così ha deciso il territorio. Poi vedremo cosa deciderà il nazionale». Il niet a Caparini deriva da «quel ripete Salvini: non più di due mandati. E Davide ne ha già fatti cinque...».
Il resto del centrodestra, Forza Italia in primis, attende le indicazioni di Maria Stella Gelmini: la valle però è sempre stata benevola anche nei confronti di Mauro Parolini. Anello di congiunzione fra il regno di Camunia e il Sebino è il paese di Pisogne, dove vive e lavora Matteo Romano, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia: «Esprimeremo anche noi un candidato, tenendo conto non solo delle votazioni regionali e nazionali, ma anche di quelle per il Comune di Brescia».
Il ruolo di Tomasi Consigliere uscente del Pd ora appoggia «Lombardia per le autonomie» Marina Berlinghieri Io sarò comunque candidata, ma qui il clima non mi piace: ci facciamo la guerra in casa Mario Bezzi Punterò tutto sulla montagna e spero che a Brescia non mettano i bastoni tra le ruote