Giardini, maestro di visioni tra rock e psichedelica
Il ragazzo con caschetto mistico e pizzetto curato con finta negligenza è il passato che riaffiora: Moltheni è morto (musicalmente) nel 2010, quando Umberto Maria Giardini si è tagliato i capelli, ha chiuso il suo sito internet e ha deciso di risorgere sul palco con il suo vero nome. Il primo album da solista con la nuova identità, dopo un periodo nei Pineda, è del 2012. L’ultimo, «Futuro proximo», è uscito l’anno scorso: testi notturni, introspettivi e amari, che sporcano il rock con il prog e l’alternative e spingono il cantautorato classico alla sperimentazione. Giardini e il suo dioscuro Moltheni porteranno vent’anni di carriera in Latteria Molloy domani (dalle 21.30; ingresso libero): una performance unica in cui il musicista si mette a nudo, proponendo alcuni brani inediti del nuovo album «Forma Mentis», che uscirà l’anno prossimo, ma anche i pezzi storici scritti con la prima identità. Un live che non si limita a rivisitare l’intera produzione degli anni passati e presenti di Umberto Maria Giardini, ma cerca di creare una nuova prospettiva legata al pathos e ai sentimenti che solo dalla musica possono scaturire in maniera così potente ed efficace. Sono visioni e significati legati al rock ma anche alla psichedelica d’autore che negli ultimi anni è andata completamente persa nella deriva delle tendenze e della modernità. Quello in Latteria è un concerto per tutti quelli che amano gli strumenti suonati davvero: ottanta minuti di musica e parole di spiccata bellezza dove sarà facile perdersi e ritrovarsi ogni volta.