Stoccaggio gas, sì dai giudici
Altro rinvio per la bonifica della Caffaro: slitta di 70 giorni l’udienza a Roma
Per il Consiglio di Stato le prescrizioni imposte dal ministero dell’Ambiente sono sufficienti per sbloccare l’iter per la realizzazione di un maxi deposito sotterraneo di metano nella Bassa, respingendo il ricorso del Comune di Capriano del Colle, preoccupato per i rischi sismici. I giudici romani hanno rinviato al 29 marzo la discussione del ricorso di St&A contro la gara per la bonifica della Caffaro.
Il rischio sismico temuto dal Comune di Capriano del Colle «non è irragionevole». Lo hanno messo nero su bianco anche gli studiosi dell’Università dell’Insubria. Ma quei rischi sono stati sufficientemente valutati dal ministero dell’Ambiente, che il 27 ottobre 2014 ha dato il suo via libera definivo allo stoccaggio gas nel sottosuolo tra Capriano e Bagnolo Mella. Sintesi del sillogismo: Gdf Suez potrà iniettare nel sottosuolo della Bassa circa 630 milioni di metri cubi di gas metano nei prossimi dieci anni, in quelle grotte sotterranee dove Eni nei decenni passati aveva estratto un simile quantitativo del prezioso idrocarburo. Un nuovo «caveau» di metano, che si aggiungerà agli altri 6 già presenti in Lombardia (per una capacità di 7 miliardi di metri cubi).
A dare l’impulso decisivo per la realizzazione del «bombolone» sotterraneo è stato il Consiglio di Stato, che ha rigettato «il cuore» dell’appello presentato un anno fa dal Comune (tramite gli avvocati Innocenzo e Mario Gorlani) dopo che il Tar del Lazio aveva giudicato «inammissibile» il ricorso contro la Via ministeriale perché — a suo dire — era stato presentato oltre i tempi consentiti di legge. Un errore grossolano, quello del Tar del Lazio, denunciato dallo stesso Consiglio di Stato: il Comune poteva fare ricorso entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale (27 dicembre 2014) e non fa fede la comunicazione del decreto Via al Comune del 10 novembre 2014. Ma l’errore giuridico passa completamente in secondo piano rispetto alla bocciatura delle altre censure, che di fatto sono un via libera per Gdf Suez.
Per gli avvocati Gorlani (padre e figlio) il ministero ha violato il principio di precauzione «ignorando le peculiarità del sito» e le fragilità connesse con la sua storia sismica, «i cui effetti sono tuttora visibili» nelle faglie apertesi sul Monte Netto. E si sarebbe«violata la normativa concernente lo stoccaggio di gas nel sottosuolo» non tutelando sufficientemente «la salute umana e l’ambiente dai pericoli, anche solo potenziali, che le strutture» possono creare. L’impianto tra Capriano e Bagnolo sarebbe in grado di resistere ad un sisma come quello che ha colpito l’Emilia nel 2012?
Per i giudici della sezione quarta del Consiglio di Stato (presidente Paolo Troiano, estensore Oberdan Forlenza), non è stata violata nessuna normativa: l’area del Monte Netto è stata oggetto di approfondimento da parte della commissione tecnica ministeriale, sia prima che dopo il sisma dell’Emilia e ha imposto adeguate prescrizioni (su tutte una minor pressione dello stoccaggio) sufficienti a scongiurare eventuali microsismi. I giudici citano anche lo studio dell’Università dell’ Insubria, voluto dal Comune bassaiolo: «pur suggerendo un programma di indagini volto a ridimensionare le incertezze connesse alla tenuta delle formazioni che sigillano il reservoir rispetto alla pressione di gas di stoccaggio, non giunge ad un giudizio palesemente negativo né sull’insediamento da realizzarsi né sulle valutazioni svolte». Il principio di precauzione quindi, sarebbe stato rispettato imponendo le prescrizioni citate. Ma non è possibile seguire l’opzione zero, «ossia lo stop al progetto». Anche se, chiudono i giudici, «l’amministrazione comunale, per il tramite dell’istruttoria svolta e delle prescrizioni imposte, ha considerato il rischio sismico in modo non irragionevole».
Così, ad otto anni dall’inizio dell’iter (in media rispetto ai tempi di approvazione per le grandi opere in Italia) la multinazionale francese potrà comprare dall’estero e immagazzinare (per poi rivendere) il metano ad oltre un chilometro di profondità, nella bassa bresciana. Bassa che è lambita (tra Quinzano e Verolavecchia, Verolanuova, Pontevico e Borgo San Giacomo) anche dal maxi stoccaggio gas di Bordolano. Altri 52 comuni sono interessati da tre progetti per la ricerca di metano nel sottosuolo, che hanno ricevuto Via positiva dal ministero: Exploenergy (Corzano), Cygam Energy (Scarpizzolo) e Sogemont (San Gervasio).