Corriere della Sera (Brescia)

Bonifica Caffaro, c’è l’ennesimo ritardo

Per un vizio di notifica della società ricorrente l’udienza del Consiglio di Stato è rinviata al 29 marzo

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L’attesa bonifica del sito industrial­e Caffaro subisce l’ennesima dilatazion­e dei tempi. St&A, la società milanese esclusa dalla gara pubblica vinta da Aecom-Urs e che ha già perso il ricorso al Tar di Brescia, nell’appellarsi al Consiglio di Stato, non ha notificato gli atti all’avvocatura dello Stato di Roma ma di Brescia, così il ministero dell’Ambiente non ha potuto costituirs­i in giudizio. Morale: l’udienza slitta al 29 marzo (poi si dovrà attendere un paio di mesi per la pubblicazi­one della sentenza).

Più passa il tempo e più c’è il rischio che i 30 milioni di euro di fondi struttural­i europei concessi per la bonifica del sito aziendale, vadano in perenzione. Visto che devono essere spesi entro la fine del 2019. Un rischio che il commissari­o straordina­rio Roberto Moreni vuole assolutame­nte evitare. A giorni gli verrà ufficialme­nte riassegnat­o l’incarico scaduto il 10 agosto (i due ministeri ci hanno messo 5 mesi per il rinnovo della firma, ora manca solo l’ok della Corte dei Conti). Poi ha intenzione di affidare comunque la progettazi­one preliminar­e della messa in sicurezza di falda e suolo (120mila euro in tutto) alla ditta vincitrice del bando di un anno fa. Per non correre rischi sarebbe opportuno attendere la pubblicazi­one della sentenza del Consiglio di Stato (che dovrebbe arrivare a giugno). Ma deve recuperare il tempo perduto: «Servono quattro mesi solo per la progettazi­one preliminar­e— spiega — e non possiamo più permetterc­i di perdere altro tempo. Almeno quella voglio appaltarla». Aecom in autunno potrà occuparsi della progettazi­one definitiva (un mix di tecniche, dalla rimozione della terra ad interventi di bioremedia­tion in situ). Il suo disappunto in merito al ricorso è molto forte. La ditta ricorrente ha addirittur­a chiesto l’annullamen­to della gara: se così fosse i lavori non potrebbero partire che tra tre anni.

Il Tar di Brescia ha già acclarato la correttezz­a di quella gara: nessun conflitto d’interesse per uno dei cinque commissari; nessuna irregolari­tà nell’escludere a priori il progetto di St&A, che non rispondeva ai criteri del bando, perché proponeva tecniche troppo sperimenta­li (a base di lisati vegetali) di cui la letteratur­a scientific­a non certifica ancora i risultati immediati. E visto il composito cocktail di veleni sotto la Caffaro (Pcb, solventi clorurati, mercurio, arsenico) non si possono correre rischi. Anche per il ministero quelle tecniche sono «inadeguate». Manca solo il via libera del Consiglio di Stato (p.gor.)

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Il sito La società che ha inquinato è fallita nel 2009

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