Strage e archivi Le proposte in dieci punti
Dieci proposte, nero su bianco e indirizzate al Governo. Il documento, sottoscritto dalle associazioni dei familiari delle vittime di stragi — quindi anche da Casa della memoria (una partita seguita in particolare dall’archivista Pippo Iannacci) — e dalla Rete archivi per non dimenticare è stato consegnato a Roma. Obiettivo: rendere ufficialmente efficace l’attuazione della direttiva firmata il 22 aprile 2014 dall’allora presidente del consiglio Matteo Renzi, che dispose «la declassificazione e il versamento dei documenti sulle stragi» consumate tra il 1969 e il 1984, all’Archivio centrale di Stato da parte delle amministrazioni. Tutte. «Tutta questa vicenda nasce certo in termini positivi — tiene a precisare l’anima di Casa della memoria, Manlio Milani, che nella strage del 28 maggio 1974 ha perso la moglie — perché va detto che la direttiva Renzi è stata senza dubbio un passo in avanti rispetto alle precedenti disposizioni sulla desecretazione». Ma «è incredibile la resistenza di tipo burocratico che abbiamo incontrato, tale da mettere in discussione la legge stessa». Quindi, «questo documento vuole essere la denuncia del fatto che la politica a volte è paradossalmente ostaggio di se stessa». I dieci punti, in sintesi: impegno del governo, comitato e osservatorio sull’applicazione della direttiva, referenti nei ministeri, trasparenza negli Esteri e nella Difesa, apertura degli archivi periferici, digitalizzazioni degli atti, archivi anche in Camera e Senato, versamento della documentazione sulle strutture eversive e segrete, no allo smembramento degli archivi. E dopo 30 anni, tutto consultabile. (m.rod.)