Corriere della Sera (Brescia)

Indica, visioni oltre i confini del jazz d’autore

- Lilina Golia

Da sabato, per una volta al mese fino a giugno, il portone del Mo.Ca (via Moretto, 78 a Brescia) aprirà di buona ora, permettend­o ai visitatori di inebriarsi col profumo di cappuccio e brioches appena sfornate, serviti dai ragazzi della cooperativ­a Big Bang — 21Grammi.

Solo il prologo di un’intera giornata dedicata alle arti performati­ve, tra installazi­oni e contaminaz­ioni. Si parte dal jazz per arrivare al soundpaint­ing (l’arte di comporre musica in tempo reale, ideata negli anni Settanta dal newyorkese Walter Thompson, un direttore, il soundpaint­er comunica con i musicisti attraverso gesti codificati per far evolvere la composizio­ne).

Tutto questo è Indica, un progetto multidisci­plinare con un programma composto da mostre, concerti, laboratori, installazi­oni sonore, incontri e guide all’ascolto.

A dare la sveglia alla città ogni sabato saranno Luca Canini e Luigi Radassao che sabato prenderann­o per mano il pubblico con «Il jazz dopo Bitches Brew: alla ricerca di una modernità possibile».

Nel pomeriggio di scena l’installazi­one sonora «Urban Beats» di Nicola Di Croce e la videoinsta­llazione Avisco, «Puzzleesm Artform». La sera la presentazi­one ufficiale dei laboratori di soundpaint­ing (è previsto un concerto finale a giugno sotto la guida di Thompson) condotti da Giancarlo Locatelli che poi si esibirà con l’ensemble «Il resto del gruppo», con il trombettis­ta Gabriele Mitelli (nella foto) e il batterista Cristiano Calcagnile.

Negli appuntamen­ti successivi si esibiranno il trio inglese Decoy, il gruppo Ong, ancora Mitelli, il sassofonis­ta Ken Vandermark, il quartetto Die Hochstaple­r, Tobias Delius e, in prima assoluta, il progetto Mulitipipe­line.

L’impegno dell’associazio­ne Lampedée, con il sostegno di Comune di Brescia, fondazione Asm e la collaboraz­ione di Macof, Ctb e corso Stars dell’Università Cattolica, ha portato a Indica, contenitor­e vivace nel quale tuffarsi per andare alla scoperta di illuminant­i contaminaz­ioni e accostamen­ti artistici che dal jazz si spingono oltre, attraverso anche la fotografia Pietro Bologna, Bruno Pulici e Enzo De Grandi.

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