Corriere della Sera (Brescia)

Brescia calcio, valzer della panchina

Dall’era Mazzone (2003) 22 allenatori, 26 incarichi. Bis per Boscaglia e altri tre

- Bertelli

Gli allenatori sulla panchina che scotta. Su quella del Brescia, naturalmen­te. Tanti, troppi, ben 22 dal termine dell’era Mazzone nel maggio 2003, con 26 avvicendam­enti complessiv­i: Roberto Boscaglia è il quarto tecnico, negli ultimi 15 anni, a ritornare sul luogo del delitto. Pasquale Marino, il «mister» uscente è solo l’ultimo di una lunga serie di allenatori esonerati, alcuni per giusta causa e altri meno. Domenica prova di fuoco per Boscaglia.

Gli allenatori sulla panchina che scotta. Quella del Brescia, of course. Tanti, troppi, ben 22 dal termine dell’era Mazzone nel maggio 2003, con 26 avvicendam­enti complessiv­i: Roberto Boscaglia è il quarto tecnico, negli ultimi 15 anni, a ritornare sul luogo del delitto.

Prima di lui accadde a Alberto Cavasin (sfiorò la salvezza in Serie A nel 2005 e conquistò la finale nei play off in B nel 2009), Giuseppe Iachini (conquistò la promozione nel giugno 2010, fu esonerato sei mesi dopo e venne poi richiamato il 30 gennaio 2011 senza risollevar­e però le sorti della squadra, che tornò in B) e Alessandro Calori, il migliore in questi 15 anni in quanto a presenze complessiv­e (83) e per punti fatti — 121 in due manche — anche se la media migliore è di Serse Cosmi (1,76 a gara) che persino Massimo Cellino aveva contattato l’11 ottobre scorso preferendo­gli poi Pasquale Marino.

Il «mister» uscente è solo l’ultimo di una lunga serie di allenatori esonerati, alcuni per giusta causa e altri meno. Resta una costante: l’instabilit­à governativ­a, da pentaparti­to della Prima Repubblica quando i presidenti del Consiglio avevano suppergiù la stessa data di scadenza di chi, nel calcio, è da sempre il principale capro espiatorio. Con ogni tipo di presidente, beninteso. A Brescia è ritornato un padre padrone come Massimo Cellino, mangia allenatori come il suo fraterno amico Gino Corioni; non era andata tuttavia meglio nemmeno nell’interregno Regazzoni tra vecchia e nuova società, quando Ivan Javorcic subentrò a Ivo Iaconi ma fu costretto ad essere affiancato da Salvatore Giunta, dopo 4 partite, poiché sprovvisto del patentino per allenare in B. Entrambi furono defenestra­ti dal nuovo gruppo dirigente, che riprese Calori per poi dare fiducia a Boscaglia, la cui parabola è nota: lasciò nell’estate del 2016 al termine di un’annata positiva, decollata in autunno e frenata nel girone di ritorno da un calo dovuto anche alla mancanza di alternativ­e in rosa.

La società non poteva investire, era appesa a una ricapitali­zzazione che fu conclusa solo pochi giorni prima del nuovo ritiro. E lui se ne andò a Novara, avvicendat­o da Brocchi che cedette poi il posto a Cagni (un esonero, per rimanere in media, arrivò anche con Triboldi presidente).

Pochi mesi prima del secondo passaggio di proprietà, l’uomo di Gela venne richiamato da Sagramola e Castagnini; ad iniziare la stagione fu però Massimo Cellino e il resto è storia dei giorni nostri, con il primo capitolo durato otto partite e il secondo al via da domenica. Quanto durerà il Boscaglia ter non è dato a sapersi, ma di un primato può già fregiarsi il nuovo-vecchio proprietar­io della panchina del Brescia. Nell’ultracente­naria storia del club, solo Luigi «Cina» Bonizzoni aveva ricevuto tre mandati diversi come tecnico, senza che vi fosse soluzione di continuità. Allenò per la prima volta le Rondinelle dal 1950 al 1952, qui tornò nella stagione 1953-1954 e poi ancora nel 1961, subentrand­o alla settima giornata ad Alberto Eliani, resistendo sino al 1963.

Poi arrivò Gianni Gei, l’unico a resistere per quattro annate consecutiv­e. Anche Adelio Moro ebbe una vicenda analoga, ma fu allenatore in prima solo nella dolorosa primavera del 1995, quella del record negativo di punti (12) in Serie A. Era Lucescu, direttore tecnico solo per la forma, il braccio armato e la mente brillante della creatura del presidente Corioni. Uno che concesse fiducia illimitata solo al romeno e a Carlo Mazzone, in sella dal 2000-2001 al 2002-2003. È stato lui l’ultimo intoccabil­e.

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(LaPresse) Il ritorno Roberto Boscaglia
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Boscaglia Valzer delle panchine, domenica il mister alla nuova prova

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