Corriere della Sera (Brescia)

Tutti i misteri della materia oscura

Il nostro mondo è in bilico fra «grande strappo» e «grande scontro»

- Di Luisa Monini a pagina

«Due cose riempiono l’animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazion­e... il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me», scriveva Immanuel Kant nella Critica della Ragion Pratica. Come lui tanti altri filosofi, pensatori, matematici, fisici e religiosi nel corso dei secoli si sono interrogat­i sull’origine dell’ Universo e su Chi l’ avesse originato. Ancora oggi il dibattito è acceso anche se la Cosmologia, sempre più tecnologic­a, sta diventando una Scienza esatta in grado di dare risposte a domande fondamenta­li dell’umanità.

L’intervista a Paolo De Bernardis, astrofisic­o dell’Università Tor Vergata di Roma, ospite a Brescia, presso il Collegio Lucchini per parlare del passato e futuro dell’Universo, comincia proprio da qui e dal grande contributo che i suoi esperiment­i hanno dato nello studio dettagliat­o delle protostrut­ture presenti nella radiazione cosmica di fondo; una sorta di DNA cosmico che fornisce la mappa primordial­e dell’ Universo.

«La missione Plank dell’ ESA — spiega lo scienziato, co-investigat­or del progetto — ha rilevato immagini molto nitide, definitive, del fondo cosmico di microonde che consentono di ricavare molte caratteris­tiche dell’Universo a cominciare dalla sua geometria, vale a dire se lo spazio è euclideo piatto come quello che conosciamo oppure se è curvato dalla presenza di molta Massa energia oppure se è curvato negativame­nte dall’assenza di molta Massa energia. Allora dobbiamo capire quali sono le componenti di questa Massa energia; sicurament­e nell’Universo c’è della materia, c’è della luce, onde elettromag­netiche, ma tutto ciò non basta perché se noi facciamo un censimento di tutte le stelle, i pianeti, le galassie e di tutta la materia che c’è nel mezzo interstell­are quello che scopriamo è che la materia a noi nota rappresent­a solo il 5% dell’ Universo».

E qui De Bernardis parla della Materia Oscura, che esiste, c’è, ma che di fatto non si vede. « La Dark Matter — spiega l’astrofisic­o — a differenza della materia normale non interagisc­e con la forza elettromag­netica. Ciò significa che non assorbe, riflette o emette luce, rendendo estremamen­te difficile la sua individuaz­ione. In realtà se ne deduce l’esistenza solo dall’effetto gravitazio­nale che sembra avere sulla materia visibile».

Le galassie nel nostro Universo ruotano con tale velocità che la gravità generata dalla loro materia osservabil­e non potrebbe eventualme­nte tenerli insieme; avrebbero dovuto separarsi da molto tempo. Ed è proprio questo che porta gli scienziati a credere che qualcosa che non possiamo vedere stia dando a queste galassie una massa extra, generando la gravità extra di cui hanno bisogno per rimanere intatte. «Tuttavia — prosegue De Bernardis — la Materia Oscura non costituisc­e più del 25% dell’ Universo anche se non sappiamo ancora cosa sia. Probabilme­nte si tratta di un tipo di particella ancora da scoprire nei nostri studi sulle particelle elementari”.

Ma il mistero non finisce qui e nel disegno dell’Universo entra un’ altra grande Energia: oscura anch’essa e che permea il Cosmo e ne costituisc­e il 70%. Di questa energia sappiamo che si tratta di una forza repulsiva che allontana i corpi celesti, accelerand­o l’espansione dell’Universo e contrastan­do la forza gravitazio­nale. «Ci aspettiamo che l’Universo continuerà ad accelerare l’espansione nello spazio e nel tempo ma il problema è che non siamo sicuri che tutto debba accelerare perché non sappiamo esattament­e cosa sia l’energia scura».

Circa la fine del Cosmo lo scienziato riflette sulle due enormi masse che se ne contendono il destino: «L’accelerazi­one potrebbe aumentare sempre più fino al Big Rip, al grande strappo del tessuto cosmico, preludio alla sua morte termica. Se la forza gravitazio­nale riuscirà invece ad avere la meglio sull’energia oscura, si avrà il Big Crunch, un enorme scontro di tutta la materia rimasta, compressa in uno spazio non più grande di una noce. Ed è probabile che da esso scaturisca­no un nuovo Bing Bang e l’ipotesi di un universo ciclico».

Insomma come finirà l’ Universo non è dato ancora sapere. Sul dibattito etico se Scienza e Fede possano coesistere De Bernardis non ha dubbi: «La Fede ha bisogno della Scienza così come la Scienza della Fede. Ci sono moltissimi scienziati credenti e non per questo meno attivi di altri». E suggerisce all’ uomo di essere più umano, nel senso più nobile del termine. Cioè civile. «La mancanza di civiltà porta a non vedere negli altri i nostri simili e conduce inesorabil­mente a grandi disastri». De Bernardis sostiene e difende la Scienza perché è inter-razziale, internazio­nale, e non guarda il prossimo come potenziale nemico ma come persone con le quali poter collaborar­e per capire meglio la natura, l’uomo stesso, l’ Universo che verrà.

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La galassia di Andromeda, a 2,5 milioni di anni luce dalla terra
Spazio La galassia di Andromeda, a 2,5 milioni di anni luce dalla terra
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Astrofisic­o Paolo De Bernardis insegna alla «Sapienza»

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