SCUOLE, IL FUTURO DELLE CATTOLICHE
La Messa di oggi, alle 18 nel santuario delle Grazie, segna il primo incontro ufficiale del nuovo vescovo con il mondo della scuola bresciana. In realtà, Mons. Tremolada ha già fatto intuire il suo approccio, che è di ascolto e valorizzazione delle peculiari risorse trovate a Brescia. Una terra e una storia nelle quali i nodi che oggi stringono la scuola italiana avevano trovato soluzioni profetiche fin dall’inizio del secolo scorso, perlopiù ad opera di cattolici. La risposta alla sfida educativa in termini di strumenti didattici aggiornati, di attenzione alla prima infanzia, di integrazione e inclusione, di raccordo col mondo del lavoro è stata qui, rispettivamente, l’intuizione dei fondatori di istituzioni leader nell’editoria, la pratica didattica delle sorelle Agazzi, la testimonianza accogliente di Vittorino Chizzolini, l’attenzione al sapere professionalizzante di Ludovico Pavoni. Patrimonio alto, ma non sufficiente per il futuro, se quell’eredità non viene rivitalizzata. Oggi lo scenario è mutato: le scuole paritarie chiudono i bilanci in passivo, l’editoria scolastica bresciana - che fino all’inizio degli anni Ottanta sfidava il versante laicista con le proposte didattiche di Alfio Zoi e Alfredo Giunti o il manuale di filosofia di Giovanni Reale e Dario Antiseriversa in profonda crisi culturale oltre che economica, l’apertura ad etnie altre è messa in discussione da tentazioni pseudoidentitarie e la formazione professionale non tiene il passo del mondo del lavoro. Il richiamo retorico ai padri fondatori e l’enunciazione dei valori non basta: è necessario uno sforzo nuovo di ricerca, di lettura dei segni dei tempi, di formazione, che l’autorevolezza della guida episcopale può sostenere, non surrogare. Spetta ai laici, nelle scuole cattoliche e in quelle pubbliche, tornare a scommettere sul valore dell’educazione come chiave d’accesso al futuro, che la tecnologia da sola non garantisce. Il vescovo Pierantonio, prendendo a prestito parole di Vaclav Havel, ha ricordato in altra circostanza che l’educazione è impegno quotidiano a seminare, annaffiare e poi concedere tempo: non attesa priva di senso, ma «partecipazione gioiosa al miracolo dell’Essere». Essenziale, per il credente impegnato nella scolastica, è evitare scorciatoie fideistiche. Tommaso d’Aquino, nel cui giorno si celebra non a caso la giornata della scuola, ammonisce che «quando la fede non coincide con la ragione, bisogna astenersi dal dare ragione alla fede».