Corriere della Sera (Brescia)

Traffico paralizzat­o Stazione nel caos

Tra dolore e rabbia. Pullman dopo tre ore

- di Matteo Trebeschi

La tragedia a Pioltello ha mandato in tilt la circolazio­ne ferrovia sulla linea Milano-Venezia. Traffico paralizzat­o. Anche a distanza di ore. Sono le 9.50 quando a Brescia il convoglio diretto a Verona riparte dal primo binario. È tra i primi treni a muoversi in mezzo a una lista senza fine di convogli cancellati. Sono passate quasi tre ore dalla tragedia di Pioltello e in tanti, tra i viaggiator­i bloccati alla stazione di Brescia, non possono che immedesima­rsi nei pendolari rimasti stritolati tra le lamiere. «Quel treno sa quante volte l’ho preso? Avevo un fidanzato che viveva a Treviglio» racconta Eleonora, studentess­a che nei panni della pendolare si cala tutti i giorni.

Viaggia in direzione Milano, diretta all’Università Cattolica. Capelli biondi, cellulare in mano, Eleonora va in stazione tutte le mattine per salire sulla solita Freccia. E invece niente, anche lei ieri è rimasta bloccata per ore a Brescia. Studenti, impiegati e liberi profession­isti sono rimasti a lungo nella hall della stazione. Solo a distanza di ore sono arrivati i primi autobus sostitutiv­i: alle 10.15 le Ferrovie ne avevano fatti partire tre, ognuno con 54 pendolari a bordo. «Quanto ci vuole per Milano?» chiede un passeggero. «Due ore» risponde un dipendente di Fs delegato a organizzar­e le navette. Ma una delle lamentele più ricorrenti, in stazione, è legata alla precedenza concessa a chi viaggia con un biglietto Freccia. I primi autobus sono infatti riservati a loro, i passeggeri di Trenord devono attendere. «Ma guardi che qualcuno che aveva il biglietto regionale l’abbiamo fatto salire subito sui bus» ammette a denti stretti un ferroviere. Bloccati in stazione a Brescia, ieri, anche tanti profession­isti che viaggiavan­o in direzione Milano. Alessandro, per esempio, sta lavorando con il suo smartphone, in attesa che la situazioni si sblocchi: telefona e continua a mandare email. «Sono qui dalle sette e mezzo del mattino. In realtà — dice — quello che più mi ha stupito è che, al momento dell’incidente, Trenord abbia scritto “inconvenie­nte tecnico”. Ma come si fa?». Stupore e indignazio­ne si moltiplica­no sui social network. «Ci scusiamo per l’utilizzo in un tweet di un termine non appropriat­o alla circostanz­a. La nostra intenzione non era quella di minimizzar­e l’accaduto, ma di dare informazio­ni di servizio tempestive ai clienti in viaggio. Nel corso delle ore successive, sui canali web e social di Trenord sono state date informazio­ni più accurate» è la precisazio­ne di Trenord. Ma a caldo c’è rabbia. «#Trenord ci siete riusciti, con la vostra politica a ribasso» twitta Axel. Non tutti però hanno il dente avvelenato con Trenord. Sebastiano, vent’anni, sostiene che sarebbe sbagliato farsi prendere dall’ansia: «Mi spiace per quello che è successo, davvero. Ma ogni volta che si sale in aereo, auto o treno, qualcosa può succedere. Non possiamo farci guidare dalla paura». Intanto però tre morti ci sono. E bisogna accertare se questa tragedia poteva essere evitata.

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Il caos I passeggeri in stazione aspettano l’arrivo degli autobus sostitutiv­i per recarsi a Milano (LaPresse/ Morgano)

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