Corriere della Sera (Brescia)

Sulle tratte bresciane i maggiori «disservizi» «Stato di abbandono»

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Un cedimento struttural­e di una rotaia, nello stesso punto dove il 23 luglio scorso un altro treno era uscito dai binari, senza feriti. Stavolta invece i morti si contano. Sotto accusa finiscono sia gli investimen­ti sulla rete ferroviari­a sia l’età dei convogli. In un suo recente rapporto (Pendolaria), Legambient­e ricorda che negli ultimi dieci anni i passeggeri sono passati da 559 mila a 735 mila e sono ben 15 le linee lombarde tra le 30 più frequentat­e in Italia per numero di passeggeri giornalier­i. Ciò nonostante, «preoccupa l’età dei treni, in quanto i convogli in circolazio­ne contano in media 17 anni di servizio». Se si guarda a Brescia, la nostra provincia risulta quella «soggetta a maggiori disservizi. Secondo i dati pubblicati da Trenord a gennaio, le linee con il minor indice di affidabili­tà — prosegue Legambient­e — sono la LeccoBerga­mo-Brescia, la Brescia-Parma, la Brescia-Cremona». Maglia nera alla Brescia-Parma, dove viaggiano «meno di 30 treni giornalier­i». Una linea che «versa da anni in una condizione di abbandono». Senza contare che «il materiale rotabile ha un’età media superiore ai 30 anni. Rispetto al 2009 — scrivono — il treno più veloce impiega 20 minuti in più». L’associazio­ne, che nel suo report criticava anche le condizioni del treno Cremona-Milano, stigmatizz­a la disparità di investimen­to tra i regionali e i Frecciaros­sa («ancora una volta è aumentata l’offerta di treni ad alta velocità»). Ora le indagini cercherann­o di fare luce sull’origine dell’incidente a Pioltello. Se confermato, il cedimento struttural­e della rotaia sarebbe tra le poche cause che non si possono arginare con il Sistema di controllo marcia treno (Scmt), che impedisce ai treni di scontrarsi e rimedia all’eventuale errore umano, nel caso il semaforo rosso non fosse rispetto. Stavolta, pare di capire, la causa sembra un’altra. (m.tr.)

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