Accusato di violenza sulla bimba di amici Giovane assolto dopo dieci anni dai fatti
Il dispositivo arriva al mattino presto. Nessuna violenza. Non ci fu alcun abuso ai danni di quella bimba di soli nove anni, figlia della coppia di amici che gli aveva dato ospitalità. Il gip Luca Tringali ha assolto in abbreviato con formula piena — «per non aver commesso il fatto» — un ragazzo di 34 anni (all’epoca ne aveva 23) a processo per violenza sessuale nei confronti di quella bambina che ci ha messo quasi dieci anni (oggi ne ha venti) per parlare e innescare, quindi, l’inchiesta della procura.
Nella scorsa udienza il sostituto procuratore Corinna Carrara aveva chiesto a carico dell’imputato una condanna a sei anni. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2006 e il 2013. E stando agli elementi raccolti dagli investigatori, tra i quali proprio la testimonianza della presunta parte offesa, si sarebbero consumati sul Garda. Ma non sono bastati. Quel ragazzo, dalla Puglia, sarebbe arrivato nel Bresciano alla ricerca di un lavoro stabile, lasciando a centinaia di chilometri anche una compagna che poi avrebbe comunque sposato anni dopo. Come base d’appoggio: la casa dei genitori (suoi compaesani) della bambina. Genitori che proprio a quel giovane amico di famiglia spesso, durante la sua permanenza da loro, lo incaricavano di badare alla piccola.
Avrebbe dovuto giocare con lei. Invece, stando alla denuncia, l’avrebbe costretta ad avere rapporti sessuali. Lei, che dopo tantissimo tempo ha raccontato degli abusi che avrebbe subito. Incapace di tenergli testa e opporsi. «Giochi» proibiti ai quali le sarebbe stato impossibile ribellarsi, almeno stando alla tesi accusatoria. E che, sempre secondo la procura, si sarebbero consumati non sporadicamente ma, al contrario, in maniera costante e continuativa: per almeno sette anni. Vale a dire fino a che la ragazzina non ne ha compiuti sedici. Lo spartiacque un paio di anni fa, quando è crollata e ha raccontato tutto prima ai genitori, poi agli inquirenti. Aveva sperato — o almeno così ha raccontato — che «l’incubo» sarebbe finito proprio nel momento in cui quel ragazzo lasciò la provincia di Brescia per tornare in Puglia e sposare la compagna. Ma nonostante il matrimonio «ha continuato a cercarmi» ha raccontato la ragazza.
E si è arrivati a processo. Alla fine, non ci sono elementi sufficienti per una condanna. Secondo il giudice quel ragazzo, che oggi ha 34 anni e una moglie, va assolto con formula piena. Nessun dubbio. Tempo novanta giorni per il deposito delle motivazioni.