I fermo immagine in bianco e nero del poeta di un piccolo mondo antico
A un certo punto, la camera è penetrata oltre le mura della sua casa colonica, tra quadri, stampe, foto, reliquie e il letto matrimoniale con un solo cuscino, perché Neria, la mogliemusa che aveva cucito anche le vele della nave di Ulisse in «Nostos», se ne era già andata. In «Habitat», il cinema di Franco Piavoli, essenziale, austero e intimista, ha valicato confini geografici e biografici per entrare nel suo personale universo domestico, rusticano e immacolato, e trasformarlo in un’immagine universale. Oltre che cineasta indipendente, regista, sceneggiatore, montatore, produttore, autore di opere poetiche che sfuggono a ogni etichetta, Piavoli è anche fotografo dei suoi film: una serie di scatti in bianco e nero fatti dal 1951 al ‘53 sono in mostra nel giardino d’inverno del castello di Padernello, la vernice domani alle 17 (fino al 15 febbraio). Nei fermo immagine di «Franco Piavoli: fotografie», a cura di Daniela Pacchiana, si intravedono quasi le inquadrature di quelli che saranno i suoi film successivi, opere d’arte in cui trapelano l’epica della giovinezza, il declino del divenire, il mistero della vita. Oltre alla vernice di domani, Piavoli sarà in castello giovedì 9 febbraio: alle 20.45 nel salone da ballo, parlerà con il critico cinematografico Massimo Morelli della sua arte. Alla fine della conversazion e, la proiezione del mediometrag gio «Festa», la sua ultima fatica su pellicola presentata fuori concorso al festival di Locarno del 2016: tra sacro e profano, con una piccola videocamera, il regista ha catturato gli istanti di una sagra patronale in un paesino di campagna.