Corriere della Sera (Brescia)

Buonanno: vado in ferie per star vicino a mio figlio

Il giudice: una «spiccata spregiudic­atezza»

- di Wilma Petenzi

Il procurator­e Tommaso Buonanno, dopo l’arresto del figlio per una rapina a mano armata nella Bergamasca, ha deciso di prendere un periodo di ferie per stargli vicino. «Da 41 anni sono un magistrato onorato, la responsabi­lità penale è personale: toccherà a mio figlio rispondere dei fatti che gli sono contestati». Oggi il ragazzo sarà interrogat­o dal gip. Si è costituito, ma per il giudice non ha raccontato tutta la verità.

BERGAMO Si è presentato in Procura per confessare la rapina, ma non ha collaborat­o alle indagini. È incensurat­o, ma dal suo stesso racconto emerge la sua «spregiudic­atezza». Quella di chi ha saputo recuperare una delle due pistole e la mitragliet­ta usate per la rapina al Conad di Zogno, in provincia di Bergamo, di mercoledì sera. Gianmarco Buonanno, 32 anni, ha detto di averle acquistate da un nordafrica­no, a Zingonia, per 1.200 e 200 euro. Per questi motivi e per la gravità dell’episodio il gip Laura Garufi l’ha messo in carcere.

La sua versione contrasta però con quella del primo arrestato, Luigi Mazzocchi, 49 anni, di Seriate, con precedenti specifici. Interrogat­o dal gip, ha detto di aver acquistato lui le armi in strada a Milano, da un albanese, per mille euro. Per forza di cose uno dei due non dice la verità e un motivo deve esserci, perché aver procurato le armi non sarà l’accusa più grave ma va ad aggiungers­i a quella di rapina. Non a caso pesa sulla misura cautelare decisa per Gianmarco Buonanno che oggi potrà spiegare meglio la sua versione nell’interrogat­orio di garanzia, mentre il padre Tommaso, procurator­e capo di Brescia, sta vivendo un dramma nel dramma e al momento si è messo in ferie per stare vicino al figlio.

La facilità di recuperare le armi — scrive il gip — significa anche conoscere e frequentar­e ambienti criminali. E questo, unito alla scelta di assaltare armati un supermerca­to come via facile per recuperare soldi, programmar­e il colpo in tre e conoscere una persona con precedenti per rapina come Mazzocchi, vanno ad alimentare il pericolo di reiterazio­ne del reato. «Circostanz­e particolar­mente gravi», le definisce il giudice. Tanto che il quadro «consente di superare la formale incensurat­ezza» dell’indagato.

Il peso della sua confession­e in Procura giovedì pomeriggio, giorno dopo il colpo, dipenderà anche da quanto chiarirà nell’interrogat­orio di garanzia, oggi. Per ora, evidenzia il gip, si è presentato perché sapeva dei gravi indizia a suo carico e si è limitato «ad ammettere l’ovvio». Sulla scena del colpo aveva lasciato diverse tracce. A casa di Mazzocchi, i documenti in una giacca, le chiavi della Lancia Y intestata al padre anche se da anni in uso a lui, e l’auto stessa con il motore ancora caldo a riprova che l’avesse appena guidata. Era scappato poco prima del loro arrivo, ritengono i carabinier­i. A Seriate sono rimasti la mitragliet­ta Scorpion (Cecoslovac­ca, illegale in Italia), il revolver, la pistola a salve, cartucce calibro 38, caricatori, 5.000 euro dei 12.000 del bottino, berrette e scalda collo. I documenti hanno saldato il legame tra Gianmarco Buonanno e l’assalto. Ma già l’auto era un forte indizio. I carabinier­i sono arrivati prima a Mazzocchi tramite la targa dell’Audi. Nei filmati hanno poi visto anche la Lancia Y: era 8 secondi dietro l’Audi, diretta al supermerca­to. Sul resto il ragazzo è stato «reticente», secondo il giudice. Non ha dato indicazion­i utili per risalire al terzo uomo, nemmeno a chi gli ha venduto le armi. Per altro spendendo 1.400 euro suoi, stando al suo racconto. Lui che per soldi si è spinto a diventare un rapinatore. Qualcosa, per i magistrati, non torna.

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Il supermerca­to Conad La banda ha rapinato lo store di Zogno la sera di mercoledì 31 gennaio: il bottimo era di 12 mila euro

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