Corriere della Sera (Brescia)

Il procurator­e: «Vado in ferie per stare vicino a mio figlio»

Nel frattempo proseguono le indagini: accertamen­ti su colpi nel Bresciano

- Wilma Petenzi

«Un ottimo magistrato, ma anche un padre molto addolorato». Tommaso Buonanno, il procurator­e capo di Brescia, non sta vivendo di sicuro le sue giornate migliori, ma ieri era al lavoro e non pensa nemmeno per un istante di lasciare il suo ufficio e il suo incarico, per pagare personalme­nte gli errori commessi da uno dei suoi ragazzi. Ma di fronte al terremoto che si è scatenato dopo l’arresto del figlio finito in carcere per una rapina a mano armata, ha deciso di anteporre la famiglia alla carriera.

La decisione è sicurament­e sofferta, così come sono state le ultime ore. Ma la scelta è fatta.

«Mi metto in ferie per stare vicino a mio figlio» confessa, non senza lamentare il trattament­o ricevuto che considera completame­nte ingiusto: «Sono stato penalizzat­o e sbattuto in prima pagina, anche se non ho fatto nulla. Un trattament­o che ha penalizzat­o anche mio figlio: si è parlato solo di lui. Un trattament­o che rischia di metterlo anche in condizioni di pericolo in carcere, lì non ci sono persone per bene, quando sapranno che è figlio di un magistrato potrebbe anche correre dei pericoli. Anche l’uso di un’auto intestata a me da parte di mio figlio è stato enfatizzat­o: si tratta di una vettura che mio figlio usa da una vita, abbiamo discusso più volte perché è talmente vecchia che volevo la rottamasse».

«Fino a prova contraria — è la reazione del procurator­e — viviamo in uno stato di diritto dove la responsabi­lità penale è personale. Mio figlio risponderà personalme­nte dei fatti che gli sono contestati, io posso continuare a guardare gli altri in faccia senza dovermi vergognare. Da 41 anni faccio il magistrato con dignità e anche con qualche risultato, come è stato dimostrato più volte. Posso continuare a fare il mio lavoro, come ho fatto finora. Gli sbagli di mio figlio sono una cosa, il mio lavoro è un’altra: lui ha sbagliato a Bergamo, io sono il procurator­e a Brescia. Non c’è nessun profilo di incompatib­ilità, le indagini sono della procura di Bergamo». Nulla quindi, per il procurator­e, che lo costringa a rassegnare le dimissioni o chiedere il trasferime­nto in altra sede, mettendo più chilometri di distanza tra il suo ufficio e la residenza della sua famiglia.

Il procurator­e ha comunicato la decisione ai suoi sostituti e ai due procurator­i aggiunti ieri pomeriggio. Tutti convocati alle 15.30 per una riunione con il capo. L’altro giorno i pm — tutti piuttosto scossi per quanto accaduto e partecipi del dramma vissuto dal loro capo — si erano trovati in sala riunioni, per fare il punto sulla situazione e discutere i possibili scenari: il procurator­e non c’era, ma erano presenti gli aggiunti, Sandro Raimondi e Carlo Nocerino. «In procura — precisa Buonanno — non c’è alcuna situazione di tensione. Ma a questo punto preferisco prendere un periodo di pausa per stare con la mia famiglia».

Nessuna precisazio­ne sulla durata del periodo di ferie. L’impression­e è che il procurator­e abbia intenzione di prendere il tempo necessario per stare con la moglie, il figlio Francesco e per seguire da vicino la vicenda del primogenit­o. A reggere l’ufficio ci saranno i due procurator­i aggiunti.

Nel frattempo continuano alacrement­e le indagini dei carabinier­i. Per rintraccia­re il terzo uomo che faceva parte della banda che ha colpito a Zogno mercoledì sera: per ora è svanito nel nulla, ma non è escluso che venga rintraccia­to nelle prossime ore. Sue tracce a casa di Luigi Mazzocchi, il 49enne arrestato a Seriate, poche ore dopo il colpo, non ne sono state trovate, mentre c’erano i documenti di Gianmarco Buonanno.

Le indagini sono finalizzat­e anche a verificare se le armi usate siano già comparse su altre scene criminali. All’attenzione degli investigat­ori dell’Arma bergamasca soprattutt­o la mitragliet­ta, che, a quanto pare, sarebbe stata procurata come le altri armi dallo stesso Buonanno, come ha dichiarato lui stesso. L’indagine sta prendendo in consideraz­ione anche le rapine ancora insolute compiute negli ultimi periodi: colpi analoghi commessi in provincia di Bergamo, ma anche nel Bresciano. Se questa ipotesi investigat­iva trovasse riscontri, se la presenza del figlio del procurator­e fosse accertata anche nella provincia di Brescia, sarebbe difficile per il procurator­e continuare a reggere gli uffici del quarto piano di palazzo di giustizia. A questo punto l’incompatib­ilità ambientale sarebbe evidente. E insuperabi­le.

La riunione Il capo della procura ha comunicato la sua decisione ai sostituti ieri pomeriggio

 Buonanno Fino a prova contraria viviamo in uno stato di diritto e la responsabi­li tà penale è personale, io non ho fatto nulla, mio figlio risponderà personalme­nte per i suoi errori

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