Nei meandri di Dostoevskij
C’è molto Dostoevskij nel cartellone del Parenti. Si sono da poco concluse le repliche de «Il giocatore» diretto da Gabriele Russo e inizia una trilogia che mette a fuoco alcuni episodi de «I demoni» e di «Delitto e castigo». A firmarne l’adattamento scenico sono Alberto Oliva e Mino Manni, il primo anche regista e il secondo anche interprete. Ad aprire la trilogia oggi è «La confessione» (fino al 18/2, via Pier Lombardo 14, biglietti € 15-12,50), che affronta un capitolo dei «Demoni», di cui la censura zarista vietò la pubblicazione perché si parlava troppo esplicitamente di pedofilia. Stavrogin, il protagonista, confessa per iscritto a padre Tichon, priore di un vicino convento, di aver stuprato una bambina. Un testo scabroso e di lucida disperazione in cui, oltre al terribile gesto, emerge anche la totale assenza di principi morali, che Dostoevskij osserva senza dare giudizi. Accompagnato dal suono di un violino, Mino Manni sonda le radici oscure e la natura ambigua dell’animo umano, di cui Stavrogin riconosce il bene e il male, ma non riesce a decidere quale via intraprendere. Uno stato di sospensione da cui nasce il suo profondo dolore. Gli altri due appuntamenti saranno «Delitto e castigo» (dal 16 febbraio al 4 marzo) e «Il topo del sottosuolo» (dal 27 febbraio al 4 marzo).