Vola l’export, ma gli utili sono in calo
Appello dell’Aib a tutti i politici: «Chi salirà a palazzo Chigi non deve cancellare il Jobs Act»
Le elezioni preoccupano più dell’aumento di valore delle materie prime. Al futuro governo, qualunque esso sia, gli industriali di Brescia chiedono di «non interrompere le politiche sul lavoro avviate in questi anni». È soprattutto all’impianto del Jobs Act che pensa Elisa Torchiani, presidente della Piccola di Aib che ieri ha aperto i lavori del convegno «Scenari e tendenze», l’osservatorio congiunturale che riflette sull’anno appena trascorso e sul trend dell’economia. Il 2017 si è chiuso con un export in netta crescita: da gennaio a settembre i volumi di esportazioni da Brescia hanno raggiunto gli 11,6 miliardi.
«È un nuovo record storico» ha detto Davide Fedreghini (Centro studi Aib), ricordando che nel 2008, prima della crisi, l’apice fu di 11 miliardi. Segno che le aziende sane della provincia hanno ricominciato a correre, più forti di prima. Con una crescita media annua del 3,3%, l’anno si è chiuso «molto bene» per Brescia. E il trend lo conferma: «Sono 17 i trimestri consecutivi non negativi». Con dati confortanti anche su altri due fronti: la domanda di lavoro, seppur in somministrazione, è cresciuta (+39%) e anche le nuove «sofferenze» – i crediti che la banca non riesce a recuperare – sono diminuite (da 4,7 a 2,5%). E tuttavia lo scenario macroeconomico è più complesso del previsto. Preoccupa soprattutto la crescita delle materie prime (titanio +80%, plastica +60%), che significa «una riduzione delle marginalità» è la sintesi di Achille Fornasini (Università di Brescia). L’Italia ha chiuso il 2017 con una crescita del Pil dell’1,5%, ma resta un punto di domanda sulle politiche protezionistiche che potrebbero danneggiare l’export. Senza dimenticare il ritardo accumulato negli investimenti: il rischio è di non essere abbastanza competitivi.