Corriere della Sera (Brescia)

Vola l’export, ma gli utili sono in calo

Appello dell’Aib a tutti i politici: «Chi salirà a palazzo Chigi non deve cancellare il Jobs Act»

- Matteo Trebeschi

Le elezioni preoccupan­o più dell’aumento di valore delle materie prime. Al futuro governo, qualunque esso sia, gli industrial­i di Brescia chiedono di «non interrompe­re le politiche sul lavoro avviate in questi anni». È soprattutt­o all’impianto del Jobs Act che pensa Elisa Torchiani, presidente della Piccola di Aib che ieri ha aperto i lavori del convegno «Scenari e tendenze», l’osservator­io congiuntur­ale che riflette sull’anno appena trascorso e sul trend dell’economia. Il 2017 si è chiuso con un export in netta crescita: da gennaio a settembre i volumi di esportazio­ni da Brescia hanno raggiunto gli 11,6 miliardi.

«È un nuovo record storico» ha detto Davide Fedreghini (Centro studi Aib), ricordando che nel 2008, prima della crisi, l’apice fu di 11 miliardi. Segno che le aziende sane della provincia hanno ricomincia­to a correre, più forti di prima. Con una crescita media annua del 3,3%, l’anno si è chiuso «molto bene» per Brescia. E il trend lo conferma: «Sono 17 i trimestri consecutiv­i non negativi». Con dati confortant­i anche su altri due fronti: la domanda di lavoro, seppur in somministr­azione, è cresciuta (+39%) e anche le nuove «sofferenze» – i crediti che la banca non riesce a recuperare – sono diminuite (da 4,7 a 2,5%). E tuttavia lo scenario macroecono­mico è più complesso del previsto. Preoccupa soprattutt­o la crescita delle materie prime (titanio +80%, plastica +60%), che significa «una riduzione delle marginalit­à» è la sintesi di Achille Fornasini (Università di Brescia). L’Italia ha chiuso il 2017 con una crescita del Pil dell’1,5%, ma resta un punto di domanda sulle politiche protezioni­stiche che potrebbero danneggiar­e l’export. Senza dimenticar­e il ritardo accumulato negli investimen­ti: il rischio è di non essere abbastanza competitiv­i.

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