Premio di poesia dialettale L’alloro spetta ai «soliti noti»
Non si rinnova la «rosa» degli scrittori: primo premio a Giovanni Trotti
In 35 in corsa per il «San Faustino e Giovita»
Toh, guarda chi si rivede! Trotti, Tornago, Bonfante. In versi hanno offerto poetiche riflessioni sul pane quotidiano, tema del Premio di poesia san Faustino e Giovita. Premiati in vari modi. Comunque, tra quanti maneggiano il nostro dialetto issè sgrèz che par dè sgagnà sas e dè spüdà a chi la lès — osservava Canossi — ci sono ancora loro. Sorpresa? No. Riecco i soliti noti, affiorati da un drappello di 35 amanti del vernacolo. 103 sono stati i partecipanti al premio indetto dalla Fondazione Civiltà Bresciana: più i poeti in lingua di quelli in dialetto: 68 a 35.
Divario spiegabile. Andrea Barretta guida il concorso dopo 5 anni di silenzio. Chi ama il vernacolo tornerà a farsi sentire. Fra gli artisti ben conosciuti e pluripremiati figurano pure la poetessa Elena Alberti Nulli e l’attore Sergio Isonni. Per loro riconoscimento speciale alla carriera.
Questi, dunque i noti di sempre, riconosciuti anche dalla commissione del rinnovato premio di poesia San Faustino e Giovita, sezione dialetto. Per i giurati (Andrea Barretta, Maria Rosa Bertellini e Paolo Venturini) al primo posto è la poesia «Esodo» di Giovanni Trotti da Monno. Una medaglia in più per il camuno. Al posto d’onore — piacevole sorpresa — Luigi Legrenzi di Passirano. Ha ricordato i «Sic agn». Terzo Dario Tornago con la poesia «Gh’ò ciocàt a l’òs». Il titolo così come appare sul foglio ufficiale contiene un paio di errorucci di battitura. Così com’è verrebbe da tradurre «Ho picchiato all’osso». Scrivendo ghó (con l’accento acuto) e ös con la dieresi si avrà il titolo giusto: «Ghó picàt a l’ös» ovvero «Ho picchiato alla porta». Purtroppo ognuno scrive il dialetto senza seguire regole precise. Una fatica per la giuria destreggiarsi fra scritti della bassa o delle tre valli.
Da elogiare i 4 menzionati o selezionati: Velise Bonfante di Rivoltella, Emilio Gadaldi di Leno, Lucia Filippini ed Angelo Comparcini di Brescia.
Dal 2018 il premio è nazionale. Barretta ha aperto alla poesia in lingua e gli è bastato battere il tam tam in rete per ricevere elaborati da ogni parte. Nel settore, fra i bresciani Marco Papetti ha preso il terzo posto. Al primo Tiziana Monari di Prato ed al secondo Maria Francesca Girelli di Caorso. Fra i segnalati Giuliana Bernasconi che, per l’occasione, ha messo in un canto l’amato dialetto e poi Isabella Roda. Altri due bresciani i meritevoli: Gaetano Bonera e Maria Cristina Odoardi.
Rifiorisce il premio e rifiorisce Civiltà bresciana. Nata nel 1985 per volontà di mons. Antonio Fappani, dopo anni di crisi è tornata a nuova vita. Il rilancio lascia a bocca aperta. Ne ha accennato il consigliere Barisani. Fondazione tornerà a scavare nella toponomastica bresciana per completare discorsi avviati in passato, da affiancare alla realtà dell’Atlante demologico. Si pensa a iniziative per l’anniversario leonardesco. Nel 2019 saranno 500 anni dalla morte del genio di Vinci ad Amboise. La sua presenza nel bresciano non è stata insignificante. Il codice Windsor lo vuole a tracciare la via del ferro triumplina. Noti i contatti con i frati di san Francesco per un dipinto. Va poi ricordato che Brescia vanta fra i figli il prof De Toni uno dei più importanti studiosi di Leonardo.
Non è finita: c’è la volontà di riordinare l’archivio fotografico donato alla Fondazione da Oreste Alabiso. Si progetta un maggio intenso. Intanto, a marzo, un vortice di conferenze dedicate ai fondi di vicolo S. Giuseppe. Fra i temi: il carteggio di Tonni Bazza, la storiografia camuna e don Alessandro Sina, il carteggio di mons Paolo Guerrini legato all’antifascismo.
Carriera Riconoscimento speciale alla carriera assegnato a Elena Alberti Nulli e Sergio Isonni
Dalla Toscana Per i versi in lingua italiana la vittoria è andata a Tiziana Monari di Prato