Corriere della Sera (Brescia)

Mario Pirovano porta in scena il Mistero buffo

La lunga amici con Dario Fo e Franca Rame e tutti gli anni di lavoro

- di Nino Dolfo

Collaborat­ore storico, factotum fuori e sulla scena, addirittur­a clone, ora erede e successore. Mario Pirovano deve tutto a Dario Fo, l’epifania della vocazione e il destino. Domani sera (ore 21) nella Sala Civica Italo Calvino (via Leonardo da Vinci, 44) a Rezzato, nell’ambito di Impronte teatrali - Pressione Bassa, la stagione teatrale organizzat­a da Ctb Centro Teatrale Bresciano in Provincia e realizzata grazie al prezioso sostegno di Regione Lombardia, propone Mistero Buffo. Omaggio a Dario Fo. Il testo è stato cavallo di battaglia del grande attore e autore Premio Nobel milanese e questo è ovviamente un omaggio alla sua memoria.

«Mistero — è lo stesso Pirovano a parlare — vuol dire rappresent­azione sacra, una forma di recita che si lega al cristianes­imo e prima ancora ai riti pagani. I misteri venivano recitati dentro le chiese e durante la settimana pasquale procuravan­o riso e gioia, perché la resurrezio­ne doveva essere un momento di catarsi ed estasi. Poi queste forme di aggregazio­ne vennero spazzate via dalla Controrifo­rma, perché ritenute blasfeme».

«Quanto a Mistero buffo — prosegue Pirovano — è un particolar­e mix di gerghi e dialetti delle regioni settentrio­nali e centrali dell’Italia, una lingua sempre perfettame­nte comprensib­ile grazie alla forza della gestualità che accompagna la narrazione. Si tratta di un monologo senza scenario, senza musica e senza costumi, che sollecita l’immaginazi­one e la partecipaz­ione degli spettatori al punto da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplici­tà di personaggi, di oggetti e di luoghi legati spesso ai Vangeli apocrifi».

Pirovano presenterà quattro monologhi tipici del teatro popolare, quattro giullarate o forse di più, dipende dalle serate: solitament­e sono La fame dello Zanni, La Resurrezio­ne di Lazzaro, Il primo miracolo di Gesù Bambino, Bonifacio VIII. Lo spettacolo è uno straordina­rio impasto comico-drammatico con continui richiami all’attualità, in cui il popolo mette alla berlina i vizi dei potenti.

Mario Pirovano, 68 anni, da giovane pensava che il teatro fosse la cosa più noiosa del mondo. Poi nel 1983 ha conosciuto Dario Fo e Franca Rane, che gli hanno cambiato la vita. «Sono nato povero, a 12 anni lavoravo già, ho cambiato più mestieri: il contadino, il garzone, il commesso...Nel 1983 sono emigrato a Londra, perché mi piacevano i Beatles e i Rolling Stones. Avevo una bella casa e un posto fisso in una agenzia viaggi. Poi una sera vado per caso a vedere uno spettacolo di due italiani, Mistero Buffo. Ero incuriosit­o soprattutt­o dal titolo. Mi ritrovai a ridere per due ore di seguito, non mi ero mai divertito tanto. In quelle storie di villani e poveracci avevo riconosciu­to la mia storia. Alla fine volli stringere la mano a quei due guitti straordina­ri e gentilissi­mi. Fu subito amicizia, io sapevo l’inglese e gli ero utile. Vieni a lavorare con noi, mi disse Franca. Io non sapevo nulla di teatro, ma ho mollato tutto per iniziare un’altra vita».

Qualche mese fa Mario Pirovano ha curato la traduzione in inglese per i tipi della casa editrice americana Opus Book di New York il testo di Dario Fo, Lu Santo Jullare Francesco, con il titolo Holy Jester! The Saint Francis Fables. Il libro contiene gli episodi più volte messi in scena a teatro e altri mai rappresent­ati, riccamente illustrati da numerosi dipinti e disegni dello stesso Fo. Ingresso euro 8, ridotto 5.

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In scena Mario Pirovano domani (ore 21) nella Sala Civica Calvino a Rezzato
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Lo sberleffo Dario Fo

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