Corriere della Sera (Brescia)

GIOVANI CULTORI DELLA MEMORIA

- Di Rolando Anni

In queste settimane si sono succedute due importanti ricorrenze: il Giorno della memoria dello sterminio degli ebrei e il Giorno del ricordo delle uccisioni e dell’esodo degli istriani e dei giuliano-dalmati. Alcune domande si pongono da qualche tempo agli storici e non solo a loro. Chi, infatti, ricorderà e parlerà quando i testimoni non ci saranno più? Quali voci parleranno per loro? La memoria è di fondamenta­le importanza per noi in quanto individui e soprattutt­o per la società in cui viviamo. Non posso, tuttavia, non rilevare due pericoli legati alla costanza della memoria. Il primo: che si costruisca una memoria priva di coscienza e di razionalit­à. In questo caso essa si riduce solo a una commozione che dura pochi istanti. Accanto al sentimento deve trovare posto anche la ragione, lo scriveva Primo Levi, per capire, per riflettere e quindi per tradurre quella commozione in valori da vivere, altrimenti il ricordo diviene sterile, perde di significat­o e non svolge più alcuna funzione. Il secondo pericolo: quello di costruire una memoria, per così dire, pervasiva e immobile e perciò opprimente, tale cioè da legare totalmente al passato gli individui e le comunità. È invece necessaria una memoria liberante, che porti gli individui e le comunità a vivere nel presente e a guardare avanti, nella consapevol­ezza che conservare e preservare le proprie radici rende l’albero del futuro più saldo e rigoglioso. Esiste una strada, quella di non smarrire le voci di coloro che sono scomparsi se esse sono state salvate nei libri in primo luogo. Tra i tanti compiti della scuola, che assume molti compiti su di sé, vi è anche quello di conservare la memoria, nonostante il pericolo della sua monumental­izzazione o, peggio ancora, della sua banalizzaz­ione. Così, per fare un solo esempio (chissà quali altre scuole lo avranno fatto), mi pare assuma un grande significat­o per la salvaguard­ia della memoria il lavoro condotto in questi giorni nella Scuola secondaria di primo grado «Angelo Canossi» di Gardone Vt. Le classi terze, composte per oltre un quarto da studenti stranieri, hanno lavorato su molti libri e costruito una semplice esposizion­e. I pannelli con disegni, citazioni, fotografie sono incentrati sugli uomini, le donne, i bambini che nei lager hanno perso la vita e su altri che sono tornati e hanno, con fatica, raccontato la loro esperienza. Non solo, ma i ragazzi si sono anche impegnati, a partire da sabato, a fare da guida per spiegare ai loro compagni più giovani, che cosa è avvenuto e perché è avvenuto, divenendo essi stessi custodi e trasmettit­ori della memoria.

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