Corriere della Sera (Brescia)

Banditi d’esportazio­ne. In Austria

La Mobile ferma i fratelli Perretta. Milionario il bottino, introvabil­e

- Di Mara Rodella

Avevano pianificat­o tutto, tranne l’arresto della polizia su ordinanza del gip. Sono partiti da Milano, il 3 novembre scorso, per mettere a segno una rapina oltreconfi­ne, in Carinzia. Vittime designate, un pensionato e un imprendito­re camuno. Li hanno fermati e minacciati con la pistola in un’area di servizio, per poi scappare con i loro bagagli. In auto, ricevute per prelievi da un milione di euro (introvabil­e) effettuati nelle banche di Bratislava. In manette sono finiti in tre: Salvatore Esposito, il basista, e i fratelli Mario e Massimilia­no Perretta (il primo assolto in appello per concorso nell’omicidio di Bruno Vicini Chilovi).

Un colpo pianificat­o, studiato. Ma non abbastanza. Che li ha portati fino in Austria. Distanze che non hanno fermato nemmeno gli agenti della squadra Mobile. Un colpo che potrebbe aver sfiorato un bottino da un milione di euro; ma sulla refurtiva la polizia sta ancora indagando, proprio per ricostruir­e movimentaz­ioni e prelievi in denaro. Perché quelle vittime non le avevano certo scelte a caso.

Certo è che in manette (su ordinanza del gip Luca Tringali come chiesto dal pm Gianluca Grippo) sono finiti in tre: i fratelli Massimilia­no e Mario Perretta, presunti esecutori materiali, fratelli di origine palermitan­a di 45 e 51 anni, da tempo trapiantat­i nel Bresciano — il secondo, ben noto agli onori delle cronache, fu condannato in primo grado a sette anni per concorso anomalo nell’omicidio di Bruno Vicini Chilovi e assolto poi in secondo grado — e il basista Salvatore Esposito, bresciano, con residenza in Slovacchia (e un domicilio a Mazzano).

Era il tre novembre scorso. E fu proprio Salvatore, almeno secondo la ricostruzi­one degli investigat­ori, a raccoglier­e precise informazio­ni sugli spostament­i delle vittime designate: un pensionato e un imprendito­re, entrambi camuni. Partirono da Milano, a bordo della Seat Leon di un’amica, direzione Carinzia. E armati di pistola entrarono in azione nell’area di servizio «Sudrast» lungo l’autostrada A2. Li minacciaro­no con le armi, per poi darsi alla fuga dopo aver rubato i bagagli, presumibil­mente alla ricerca di grosse somme di denaro.

Importanti­ssima, per chiudere il cerchio, la collaboraz­ione degli agenti di polizia austriaca: sono stati loro a trovare, nella macchina delle vittime (che in Austria hanno sporto denuncia) le ricevute dei prelievi di denaro fatti in quei giorni in alcune banche di Bratislava. Operazioni per oltre un milione di euro. E sono stati loro a segnalare la targa della Seat utilizzata dai malviventi al centro di cooperazio­ne di Thörl-Maglern (il dirigente era presente in questura ieri al fianco del dirigente della squadra Mobile Alfonso Iadevaia con il capo di polizia giudiziari­a della Carinzia). I nostri, di poliziotti, sono partiti proprio dall’incrocio di quei dati. Risalendo a quella donna, proprietar­ia della macchina, che guarda caso lo stesso giorno della rapina ne aveva denunciato il furto ai carabinier­i.

Dalle intercetta­zioni è emerso come la banda avesse intenzione di colpire ancora, in provincia. Ma gli agenti della Volante l’hanno sventato l’intento. In attesa del provvedime­nto del gip, infatti, Mario Perretta, già sorvegliat­o speciale, è stato fermato a Coccaglio, proprio in violazione della misura che gli imponeva di restare in città. Processato, è stato sottoposto all’obbligo di firma. Il fratello Massimilia­no, invece, l’hanno intercetta­to con una pistola in auto (e una seconda poi trovata a casa durante le perquisizi­oni, «a testimonia­nza della pericolosi­tà di questi soggetti»): il giudice ha confermato la custodia cautelare in carcere. Dove gli è stata notificata anche l’ordinanza del gip per la rapina in Carinzia: tutti in cella.

Resta da ricostruir­e il movimento di denaro che sta di sottofondo (certo non irrilevant­e) a questa vicenda.

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I rilievi L’area di servizio dove è stata messa a segno la rapina

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