Limiti e potenzialità del Castello Ecco cosa serve per farne un grande e unico parco urbano
Il consistente successo del festival di luci in Castello, confermato dall’elevato numero di persone e biglietti venduti, richiede una lettura precisa e non superficiale. Bisogna stare attenti ad evitare i trionfalismi e la retorica del gioiello trascurato che il mondo c’invidia. Non è la pigrizia o la trascuratezza dei nostri amministratori a impedire che questo luogo torni a far parte della città, si animi con continuità oltre il picco di animazione di un’iniziativa riuscita.
Abbiamo già visto all’opera queste valutazioni in occasione delle notti bianche in centro storico. Spente le luci notturne, tutti a dire quanto è bello e quanto è vivibile il nostro centro, coi suoi negozi e locali, per poi precipitarsi già dal giorno successivo a fare acquisti sulle tangenziali nei centri commerciali.
Stabilire le proporzioni e il significato di CidneOn rimanda ad un antico problema che affligge chi si occupa di queste vicende, siano essi semplici cronisti, giornalisti o amministratori. Confondere software con hardware. Il festival delle luci è un software, lo splendido scenario in cui si inserisce è invece un hardware ed è proprio da una valutazione di questo che può dipendere il suo futuro.
Innanzitutto il Castello è un grande parco urbano non orizzontale; per superficie complessiva sarebbe il più grande della città. Comprende la servitù militare lungo le pendici del Cidneo trasformata in parco cittadino al principio del ‘900, i giardini di Via Turati, il parco della Montagnola, la vigna Capretti sul lato nord e, ovviamente, la fortezza sul cocuzzolo. Queste parti dialogano poco tra loro, non hanno una sistemazione unitaria e non è semplice passare da una all’altra, anche solo per via dell’elevata pendenza del colle.
L’elevata pendenza è un problema considerevole: esclude un avvicinamento pedonale per molte categorie di persone: anziani, donne incinte, con passeggino, bambini piccoli ecc. e obbliga a perpetuare la presenza di una strada carrabile che lo traversa da ovest a sud. Un parco di queste dimensioni poi non può essere solo vialetti, panchine ed alberi, come era stato immaginato cent’anni fa; oggi, in una città moderna, la fruizione di questi spazi richiede di più: ci vogliono delle funzioni, attentamente selezionate in ragione dello scenario naturale. Un parco che diventi contenitore. Oggi le funzioni insediate sono poche, male assortite e male in arnese: un unico bar abbastanza malandato, due musei che registrano presenze poco significative. L’unica funzione di un certo rilievo è il circolo del tennis, attivo però solo 7 mesi all’anno.
Troppo poco. E soprattutto tutti usi concentrati a poca distanza uni dagli altri sulla sommità.
C’è anche una funzione di cui nessuno parla, quella di parcheggio. Quasi 400 auto sono parcheggiate ogni giorno a rotazione giornaliera o più stabilmente da chi abita o lavora in centro per sfuggire all’assurda e oppressiva politica di tariffazione oraria in vigore nella nostra città.
Ma nel resto del parco non potrebbero venire distribuiti a grappolo, con strutture idonee, nuovi pubblici esercizi, bar, ristoranti, gelaterie, edicole dei giornali o qualche negozio? In modo da moltiplicare i punti focali in questa grande area, per aumentare le ragioni di percorrenza da un punto all’altro. Per animare veramente.
E perché non provare a realizzare qualche risalita meccanizzata, con scale mobili o altro dal retro del Teatro romano, da Via Santa Chiara, dalla fermata della metro di San Faustino o dal parco della Montagnola (in aggiunta alla Via del Soccorso)? Due parcheggi attrezzati in struttura alla base del parco già ci sono (Fossa Bagni e Fossa Arnaldo), altri ancora più capienti sono poco lontani come quello di Via Castellini.
Modernizzazione (della mobilità pedonale) e arricchimento (di funzioni) è quello che in effetti serve; è quello che già prescrive il Piano di Governo del Territorio vigente ed è quello che va sviluppato in un progetto coerente d’intesa con la Soprintendenza locale che, come si sa, ha sempre l’ultima parola.
In un hardware così implementato tutte le iniziative diventerebbero possibili: ad un’animazione stabile si aggiungerebbero software in grado di innalzare le presenze come in questi giorni accade. È quello che succede in tutte le fortezze urbane d’Europa: Salisburgo, Norimberga, Edimburgo, Kufstein, Lubiana, Dinan, città in cui la fortezza col suo parco sono parte della città.
Software e hardware La festa delle luci non va confusa con il rilancio della struttura: quello richiede altre valutazioni