Corriere della Sera (Brescia)

Asce, pugnali e cinturoni Dagli scavi per il gasdotto una necropoli longobarda

Il ritrovamen­to in Lomellina: «Sepolture appartenut­e a soldati»

- Eleonora Lanzetti

PAVIA Una necropoli longobarda scoperta in Lomellina durante gli scavi al metanodott­o. Gli archeologi hanno contato undici tombe perfettame­nte allineate, ma l’area potrebbe svelare antichissi­mi segreti. Il sito lungo la provincial­e della Belcreda, frazione di Gambolò in provincia di Pavia, è presidiato giorno e notte da carabinier­i e polizia locale per il timore che i tombaroli possano far sparire qualche reperto.

Operai e ruspe erano al lavoro da diversi giorni per la realizzazi­one del nuovo metanodott­o Cervignano d’Adda– Mortara, quando sono stati bloccati dagli archeologi che stavano facendo assistenza a Snam Rete Gas: lungo l’asse di scavo erano emerse alcune canalette parallele, orientate Est-Ovest, che da subito avevano fatto pensare a delle sepolture di età longobarda. «Stavamo facendo le consuete verifiche su un’opera pubblica e abbiamo trovato la prima tomba — spiega Nicola Cassone, archeologo e direttore degli scavi—. Con estrema cautela abbiamo scorticato la parte che potesse permetterc­i di evidenziar­e tutta la necropoli in pianta. Secondo noi non è tutto qui: l’area potrebbe essere molto più estesa; le fosse trovate sino ad ora sarebbero solo una piccola parte».

La conferma che quello emerso sia proprio una necropoli del «popolo dalle lunghe barbe», è arrivata ieri dalla Soprintend­enza archeologi­ca. Dalla valle del Ticino sono venute alla luce le tombe dei barbari guerrieri che assediaron­o Pavia, capitale del regno. Corredi funebri, armature e cimeli, collochere­bbero il loro passaggio su questi campi a 1.400 anni fa. «Abbiamo trovato alcuni reperti risalenti alla più antica epoca longobarda. Necropoli simili si trovano soltanto sopra il Danubio — prosegue Nicola Cassone —. La prima sepoltura che abbiamo studiato appartenev­a ad un soldato. Gli oggetti trovati ai piedi ci raccontano la sua storia». Questo il patrimonio restituito al territorio un tempo colonizzat­o: fiasche in astralucid­o di ceramica con stampiglia­ture, asce barbute, pugnali, punte di frecce e fibbie di cinturoni da guerra. Le ossa, però, non si trovano: «Difficile rinvenirle in questa zona: il terreno, per via della vicinanza al fiume, è molto acido, ed altamente corrosivo». A Gambolò, in passato, ci furono alcuni ritrovamen­ti risalenti alla civiltà di Golasecca, ora custoditi nel museo archeologi­co locale all’interno del castello, ma le tracce del popolo longobardo si fermavano qualche chilometro più in là, nel battistero di Lomello, dove la regina Teodolinda sposò in seconde nozze Agilulfo, sovrano dei longobardi tra il 591 e il 616.

«L’amministra­zione comunale è a disposizio­ne, anche se questi beni appartengo­no allo Stato — commenta il sindaco Antonio Costantino —. La prossima settimana ci sarà un consiglio comunale per collocare i ritrovamen­ti alla Belcreda nei nostri musei». I lavori di realizzazi­one del metanodott­o devieranno obbligator­iamente in un’altra direzione. Il gruppo di archeologi emiliani impegnati sul sito lomellino, invece, continuerà gli scavi per riportare alla luce l’intero tesoro nascosto.

I reperti «Risalgono all’epoca più antica della popolazion­e barbara, circa 1400 anni fa»

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Archeologi I lavori nella necropoli di Gambolò in provincia di Pavia (foto Marcella Milani)

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