Brescia-Ternana oggi Boscaglia deve solo vincere
Meno drammatica dell’anno scorso, ma ugualmente decisiva. Brescia-Ternana, nelle ultime due stagioni, ha un destino segnato: è una sfida salvezza da dentro o fuori. Lo scorso aprile, capitò il giorno della Liberazione e decretò la rinascita della Cagni band e la discesa all’inferno degli uomini di Liverani, caparbi ed eroici poi nel risollevarsi in extremis evitando la Serie C come le rondinelle.
Oggi, alle 17.30, pur con sedici incontri oltre a questo da disputare nei prossimi tre mesi, ha lo stesso sapore acre. Lo impone la classifica, precaria per il Brescia e disastrosa per la Ternana, ultima e anche sfortunata. Lo racconta la settimana turbolenta vissuta dall’una e dall’altra con i due presidenti al centro della scena. Massimo Cellino e Stefano Bandecchi (ha seguito la squadra per la prima volta in trasferta) hanno in comune la fresca acquisizione della propria società (i passaggi azionari sono avvenuti la scorsa estate), la superstizione – il patron umbro l’ha definita testualmente «iettatura» in una conferenza stampa show – e il coraggio delle proprie scelte, pur impopolari. Ma, se il presidente ha festeggiato le nozze d’argento con il calcio, divenuto lavoro e business prima che passione, il suo omologo (fondatore dell’università telematica Unicusano) sta pagando la sua inesperienza e una certa temerarietà nella scelta degli allenatori. Dopo aver lanciato Sandro Pochesci, idolo del web per i suoi eccessi e per diversi affondi populisti, ora si è affidato a Ferruccio Mariani, una vita da vice di Gigi Simoni e qualche sporadica apparizione da capo allenatore in Serie C e dintorni. La svolta non è arrivata, almeno nel risultato: contro l’Entella, in casa, sabato scorso è arrivata una sconfitta dopo cinque pali colpiti. La «iettatura», ha detto Bandecchi. Ma la squadra, interessante nel reparto offensivo con la rivelazione Montalto – 13 gol – e la qualità di Tremolada oltre all’esperienza del redivivo (ed ex) Piovaccari, è stata costruita senza soldi e raffazzonata con molta meno logica rispetto a quella usata da Cellino e dal suo staff. Questa, però, è la gara del redde rationem anche per Roberto Boscaglia. Si è salvato in corner lunedì da un probabile (e immeritato) esonero, sembra aver assecondato alcuni (Cancellotti a destra piú che Spalek da ala) desiderata presidenziali – un’arma a doppio taglio, forse l’unica via per rimanere in sella senza dimettersi – ma oggi deve vincere. Altrimenti gli toccherà lasciare la panchina aIvoPulgaaoach iv errà do podi lui. L’ultima chance arriva con il servizio a favore, per usare un termine tennistico. Il Brescia è favorito, è più forte. Deve però combattere con le proprie paure, condizione patologica che è corresponsabile nella casella vuota alla voce «scontri diretti vinti». Oggi o mai più? «É una gara importante ma non fondamentale», ha smorzato i toni ieri il tecnico che ha agito da stopper anche quando è stato interrogato sulle frizioni con Cellino: «Il presidente ha capito le mie ragioni e le mie scelte, sono quelle di un uomo di campo». Tornerà Caracciolo dal primo minuto per sostenere un attacco Torregrossa dipendente. Intanto, ieri, l’assist è arrivato dai risultati altrui, specie quello del Cesena, sconfitto in casa dal Cittadella. Il Brescia oggi ha tutto da perdere, ma se vince stacca la zona play out di due punti e respira. Non può fallire.