Corriere della Sera (Brescia)

Sanità & manager, c’è posto anche per i quarantenn­i

La storia di Andrea Ghedi, 39 anni di Travagliat­o: «Si può ambire al cambio generazion­ale»

- Matteo Trebeschi

 Ghedi Finalmente un elenco meritocrat­ico che dà la possibilit­à anche a noi giovani di dimostrare che abbiamo i titoli per guidare un’azienda

«Finalmente un elenco meritocrat­ico, che dia la possibilit­à anche a noi giovani di dimostrare che abbiamo i titoli» per guidare un’azienda ospedalier­a. Andrea Ghedi ha 39 anni ed è tra i nuovi manager che figurano nella lista nazionale degli «idonei» per ricoprire la carica di direttore generale, siano essi di ospedali o ex Asl. L’elenco del ministero della Salute, che punta a legare la governance alla profession­alità e non alla vicinanza politica, è il segno che che «qualcosa in Italia sta finalmente cambiando».

Ne è convinto Andrea Ghedi, originario di Travagliat­o e oggi direttore dell’Unità complessa Gestione operativa dell’Asst Bergamo Ovest (Treviglio). Questo manager si è formato all’Università di Bologna, laureandos­i in Ingegneria delle Telecomuni­cazioni. A seguire una specialità in Ingegneria biomedica e un master in Ingegneria clinica, Ghedi ha iniziato a lavorare all’ospedale di Desenzano e, poi, è sempre rimasto nell’ambito della governance sanitaria, tra insegnamen­ti accademici a contratto e, soprattutt­o, il lavoro all’ospedale di Treviglio. Tra qualità dell’accreditam­ento e gestione del rischio clinico, Ghedi ha costruito la propria esperienza dirigenzia­le ricoprendo diversi incarichi e non dimentican­do di pubblicare su riviste indicizzat­e. Tutti elementi che gli hanno dato punteggio in vista della lista «nazionale» dei direttori generali: al centro dell’elenco ci sono le competenze e i titoli e questo significa che oggi «si può pensare all’americana che pure i quarantenn­i – spiega Andrea Ghedi – possano finalmente pensare di ambire al cambiament­o generazion­ale della classe dirigente di questo nostro Paese». Lungi dal voler giudicare gli attuali manager («anzi, siamo cresciuti sulle loro spalle»), Ghedi plaude al fatto che da questo elenco 2.0 «emergono tutte le profession­alità, non solo quelle sanitarie». E oggi, che la sanità è diventata «l’industria più complessa», la governance non a caso è affidata alla direzione strategica, con quattro figure sopra le quali c’è il direttore generale. Ma quello degli ospedali è oggi più che mai un lavoro di squadra. «La sfida della cronicità – sostiene Ghedi – impone un carico di lavoro e una diversific­azione che richiede molteplici profession­alità». Poco importa che all’apice ci sia un laureato in Economia, un medico o un ingegnere, contano le competenze: «Pensi che lo Ieo, quando era in difficoltà, si è affidato un direttore che veniva dal mondo delle banche». Ma, in generale, i legami con la politica saranno ancora forti, in futuro? «Ho avuto la fortuna di non dovermi appoggiare a nessuno» risponde Ghedi, convinto che già la scelta di Roberto Maroni di costruire (due anni fa) una lista degli idonei in Lombardia (valutati da una commission­e esterna) abbia «innalzato la qualità» degli attuali manager. Nell’elenco lombardo del 2015 e in quello degli idonei a livello nazionale figurano diversi manager bresciani (oltre ai vertici dell’Ats della Montagna con base a Sondrio e una sede operativa in Valcamonic­a), compresa anche Silvia Mentasti – alle spalle una laurea in Economia e diversi corsi di management sanitario – che dal 2008 lavora nello staff della direzione generale degli Spedali Civili di Brescia e oggi è direttore del Servizio Affari istituzion­ali e territoria­li dell’Asst. Anche lei potrebbe essere chiamata presto a ricoprire un ruolo apicale.

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Bresciano Andrea Ghedi, 39 anni

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