Il talento di Sofia nato sulle piste di Pisogne
«Quella bambina che a 6 anni sognava una medaglia olimpica, a Foppolo, oggi sarebbe orgogliosa di me», ha detto Sofia Goggia nel giorno più bello della sua vita, quello dell’oro a PyeongChang in discesa libera. Se quella bambina bergamasca scanzonata è riuscita a diventare una sciatrice di talento, lo deve però al brescianissimo Sci Club Rongai (la traduzione in dialetto di Roncaglie, località posta a 1200 metri di altitudine sopra la frazione di Grignaghe nel Comune di Pisogne) di Enrico Serioli.
Qui la portarono mamma Giuliana e papà Enzo nel 2008, quando Sofia aveva 15 anni e gareggiava per il Radici Group di Bergamo. Bussarono alla porta del club, rifondato nel 1996 non senza sforzi, con una sola richiesta: «Noi non ci intrometteremo mai nel percorso sportivo di nostra figlia, ma aiutatela a migliorare. Voi siete i più bravi in Lombardia, ci affidiamo a voi».
Serioli rispose: «La nostra porta è sempre aperta» e gli bastò poco per capire che i suoi allenatori Devid Salvatori (ora tecnico della nazionale maschile e fidanzato di Nadia Fanchini) e Daniele Simoncelli (anch’egli nello staff azzurro) avrebbero avuto tra le loro mani un diatalvolta mante grezzo da plasmare.
«Nel 2009 – ricorda– vinse tutte le medaglie ai campionati italiani Giovani, fu convocata insieme all’altro mio talentino Andrea Ravelli per le Olimpiadi giovanili. Sino al 2011 rimase comunque tesserata per il nostro club». Il suo vecchio «patron» non ha puntato la sveglia per seguire la discesa libera, le chiamate a raffica lo hanno buttato giù dal letto di buon ora: «Ho provato a contattare la famiglia – dice - con cui sono rimasto in buoni rapporti. Se Sofia è diventata una campionessa, lo deve a loro più che a me. Stavolta ha vinto perché era più determinata del solito».
E lei? «Io mi sono molto emozionato. Bravissima lo era sin da ragazzina, gli infortuni però non le hanno mai dato pace: qualche anno fa non pensavo più che potesse davvero spiccare il volo. Invece…». I tratti peculiari del suo carattere, inclusa l’allegria contagiosa e la sicurezza nei propri mezzi che sfocia in eccessiva spavalderia (nel Circo Bianco, è molto amata e anche molto odiata dalle rivali), sono rimasti quelli di 10 anni fa: «La Goggia era tosta e determinata – ricorda ancora il presidente del Rongai – ma allo stesso tempo simpatica. Diceva sempre quello che pensava in modo genuino, è rimasta una ragazza sincera. Quando racconta di aver sempre avuto l’Olimpiade in testa, dice la verità. Sa però quanti sciatori al mondo ci riescono davvero? Io ne ho visti tanti abbandonare per dedicarsi agli studi e ho sempre rispettato le loro scelte».
Ma da ieri, a Roncaglie, tutti ci credono un po’ di più: c’è un acchiappasogni appeso alla parete e ha il sorriso (d’oro) di Sofia.
Enrico Serioli Bravissima sin da ragazzina, ma quanti infortuni