Regione, il decalogo delle imprese
Incentivi per formazione e innovazione, infrastrutture, semplificazione e autonomia locale
Per la prima volta dodici organizzazioni che rappresentano i diversi mondi produttivi hanno messo a punto un decalogo rivolto ai candidati alle prossime elezioni regionali. Hanno elencato una serie di richieste per i politici, ricordando però che sono «stanchi di vane promesse che durano lo spazio di un’elezione» per dirla con il presidente Aib, Giuseppe Pasini.
Nella provincia fondata sulle imprese per la prima volta dodici organizzazioni rappresentanti i diversi mondi produttivi stilano un decalogo rivolto ai candidati alle prossime elezioni regionali. «Un documento strategico per sostenere con un’azione di sistema le istanze delle imprese bresciane in un momento cruciale per la competitività del nostro territorio», scrivono. Un atto di concretezza anglosassone, rivolto alla politica, con la quale gli imprenditori sono disposti a ragionare, ricordando però che sono «stanchi di vane promesse che durano lo spazio di un’elezione» per dirla con il presidente Aib, Giuseppe Pasini.
I temi cruciali sono quelli che emergono anche in modo spesso fumoso nei programmi elettorali dei singoli partiti. Il problema sta proprio qui: la politica dovrebbe lavorare con competenza per sostenere il mondo del lavoro (528 mila gli occupati nel Bresciano). Andrebbe incentivata in modo più massiccio la formazione dei giovani (mentre la Regione fa mancare alla Provincia 4 milioni l’anno per i Centri di formazione professionale); servono misure strutturali, oltre a quelle governative, per la ricerca e l’innovazione (altrimenti è solo uno slogan parlare di industria 4.0). Andrebbe colmato il gap infrastrutturale (autostrada della Valtrompia, corda molle, rilancio dell’aeroporto). E va incentivata l’economia circolare: non si vogliono più discariche ma nel contempo manca una normativa chiara che consenta il riutilizzo delle scorie (industriali ed edili) trasformando in opportunità quelli che oggi sono alti costi aziendali di smaltimento. I prodotti ci sono (Alfa Sinstone, Green Stone) e la stessa direttrice dell’Arpa Brescia ha detto al Corriere che «i tempi sono maturi per un riutilizzo delle scorie, ma serve una normativa adeguata». Poi c’è il tema annoso dell’accesso al credito e dell’ internazionalizzazione. Substrato comune a tutte queste azioni deve essere la semplificazione amministrativa che eliminerebbe bizantinismi legislativi, riducendo tempi e costi d’impresa ma anche quelli della pubblica amministrazione. A questo si deve guardare in nome della tanto sbandierata richiesta di una maggiore «Autonomia lombarda» che deve essere traslata anche sui Comuni, per non sostituire il centralismo romano con quello regionale.
«Siamo un territorio ricco di potenzialità, proiettato verso una crescita solida e sostenibile e in grado di tener testa ai competitor internazionali, come dimostrano i dati sull’export che vedono Brescia al quarto posto fra le province esportatrici italiane con 14,5 miliardi di euro nel 2016 – ricorda Pasini – . Per proseguire in questo cammino virtuoso, abbiamo bisogno che la Regione e le istituzioni ci sostengano, siano al nostro fianco e non spina nel nostro fianco. Un esempio su tutti, la questione infrastrutture e l’assurdo paradosso burocratico dell’autostrada della Val Trompia». Un tema, quello dell’inadeguatezza delle infrastrutture, sottolineato con forza anche dal presidente della Federazione autotrasportatori italiani di Brescia, Sergio Piardi: «È impossibile pensare di posticipare ancora il totale ripristino delle infrastrutture attualmente in grande sofferenza sul territorio, quali ponti e viadotti interdetti al traffico o limitati nella portata perché non reggono neppure il traffico quotidiano». Si attende molti più aiuti per il settore «formazione» Douglas Sivieri, presidente di Apindustria: «vanno intensificate le misure a sostegno dell’istruzione e della formazione tecnica superiore (Its e ifts); ci auguriamo che la Regione contribuisca all’adeguamento delle tecnologie e degli strumenti in uso negli istituti tecnici così che gli studenti formati siano allineati alle esigenze del mercato». Per Bortolo Agliardi, presidente dell’Associazione Artigiani, va «assolutamente sconfitta quella burocrazia che sta falcidiando le attività e che frena gli investitori stranieri». Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia, chiede un occhio di riguardo per l’accesso al credito delle imprese più piccole e nel contempo sostegno «alle tecnologie digitali» per affrontare meglio la sfida della globalizzazione, trovando sintonia anche in Eleonora Rigotti, presidente della Confederazione nazionale artigianato e nel presidente di Assopadana, Mariano Mussio.
A Brescia non c’è solo l’impresa manifatturiera. Ma anche quella agricola, turistica, edilizia. «Dobbiamo lavorare per rafforzare la sovranità alimentare del nostro Paese – esordisce il presidente della Coldiretti Brescia, Ettore Prandini – evitando ipotizzati tagli ai fondi destinati all’agricoltura (Pac) e rafforzando le misure strutturali quali l’esenzione di Irpef, Irap, Imu, l’introduzione del Bonus verde e delle misure di decontribuzione per i giovani imprenditori». E serve valorizzazione anche delle imprese ricettive e della ristorazione, dice Pier Giorgio Piccioli, presidente della Confesercenti della Lombardia Orientale. Si alza forte anche l’appello dei costruttori, per voce di Tiziano Pavoni, presidente Ance-Brescia: se il futuro sembra stare nelle ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche e sismiche «una burocrazia asfissiante e norme troppo stringenti sono i maggiori ostacoli per le imprese, che invocano semplificazione amministrativa. La sovrapposizione di distorte prassi amministrative, ad esempio, in tema ambientale e urbanistico è una zavorra non più sostenibile. Questo il principale intervento che si chiede a chi governerà la Lombardia: semplificare».
Economia circolare
Richieste norme serie che permettano il riutilizzo delle scorie edili e di fonderia