Corriere della Sera (Brescia)

Sanità, match sulla riforma medici - politici

Le ricette di Zeli, Bianchi, Busi, Marino, Rolfi e Zolezzi

- Di Matteo Trebeschi

Le risorse e la riforma sanitaria sono state al centro del dibattito che si è tenuto ieri all’Ordine dei Medici tra camici bianchi e i candidati alle regionali. Sul tavolo dei relatori, oltre a Zeli, anche Andrea Bianchi (CasaPound Italia), Michele Busi (Centrosini­stra), Alberto Marino (Sinistra per la Lombardia), Fabio Rolfi (Lega Nord) e Alberto Zolezzi (Movimento 5 stelle).

Oggi la maggior parte dei pazienti ricoverati ha una malattia cronica. Ed è anziano. Invece che essere curato sul territorio, finisce nei letti d’ospedale. Che fare, davanti a questa stortura? Che fosse necessario prendere il toro per le corna lo ha riconosciu­to anche Pierluigi Zeli, ex direttore generale dell’Irccs Besta di Milano e oggi candidato consiglier­e regionale di «Grande Nord». Per lui, molto critico con la riforma Maroni, non si può però prescinder­e dal fatto che «serviva un sistema che portava alla diminuzion­e spesa, altrimenti il Servizio sanitario nazionale — ha detto — è destinato a saltare». Le risorse sono state uno dei temi al centro del dibattito che si è tenuto ieri all’Ordine dei Medici di Brescia, con i camici bianchi che «interrogav­ano» i politici di tutti gli schieramen­ti.

Sul tavolo dei relatori, oltre a Zeli, anche Andrea Bianchi (CasaPound Italia), Michele Busi (centrosini­stra), Alberto Marino (Sinistra per la Lombardia), Fabio Rolfi (Lega Nord) e Alberto Zolezzi (Movimento 5 stelle). Quasi tutti hanno riconosciu­to lo scarso coinvolgim­ento dei medici di famiglia in una partita, quella della cronicità, che dovrebbe svolgersi prima di tutto sul territorio.

«Devono essere valorizzat­i molto di più» è l’invito di Andrea Bianchi, da quasi dieci anni sindaco di Trenzano e con un occhio attento al territorio. «Le intenzioni della riforma erano giuste — ha detto Busi — ma bisogna rivedere questa modalità di presa in carico che è inefficace». Un giudizio troppo frettoloso, secondo Fabio Rolfi. Che invita a lasciare alla riforma «il tempo necessario» per portare risultati concreti: «La nostra filosofia — spiega il presidente della commission­e sanità in Regione — è la presa in carico a tutto tondo della persona».

Con la metà dei medici che non aderisce, il rischio però è quello di una penalizzaz­ione per i pazienti che non entrano all’interno di questo nuovo meccanismo. Ad esempio con ritardi nelle prenotazio­ni. «Ma quello delle agende è un problema che esisteva anche prima» è la risposta di Rolfi, l’unico a sostenere apertament­e la riforma. Molto critico Alberto Marino, medico vicino alla lista Sinistra per la Lombardia secondo il quale «manca del tutto la prevenzion­e in una riforma nata dopo anni e anni nei quali la giunta regionale ha favorito solo il privato ». L’ o speda lo centrismo è il peccato originale della sanità lombarda con «sovrapposi­zioni costose e inutili» è la sintesi di Zorzelli, pneumologo di Mantova. Per il medico, parlamenta­re pentastell­ato e oggi candidato alla Camera, la ricetta giusta è «dare più risorse agli ospedali pubblici». Strutture per acuti dove i medici temono però di essere travolti dagli oneri della presa in carico dei cronici. «Come si può evitare che l’ospedale collassi davanti a una presa in carico così importante? Il rischio — ha detto ieri Umberto Valentini, responsabi­le della Diabetolog­ia del Civile — è che gli specialist­i diventino i medici di famiglia dei pazienti». Una inversione dei ruoli contraddit­toria, che la politica è chiamata a risolvere nella prossima legislatur­a. Insieme a un altro grande dilemma, quello della carenza di medici: Busi propone di allargare la scuola regionale «con più borse», Zeli sostiene che tutto si risolvereb­be con una maggiore autonomia fiscale. «Tra qualche mese faremo il facts checking» è la promessa del presidente dell’Ordine dei medici Ottavio Di Stefano.

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I candidati alle Regionali All’incontro organizzat­o dall’Ordine dei Medici per affrontare i problemi della sanità

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