Arrighini: noi veri autonomisti
«Siamo la vera Lega dell’autonomia. In campo anche per la Loggia»
Giulio Arrighini, 55 anni, è l’unico candidato bresciano alla presidenza della Regione Lombardia. Alla guida del movimento Grande Nord, presente anche alle politiche (in Lombardia alla Camera ma non al Senato, per un problema di certificati) Arrighini è stato un esponente di punta della Lega Lombarda delle origini e del federalismo («fin dalla nascita: sono nato in via Cattaneo a Brescia, grazie alla zia ostetrica»). Per la Lega è stato consigliere comunale e deputato in parlamento fino al 1999, quando decise di aderire alla Lega Padana di Roberto Bernardelli. Imprenditore nel campo dell’ottica.
Unico candidato bresciano come presidente di Regione: cambia qualcosa?
«Forse non è giusto, ma è inevitabile che ci possa essere più attenzione nei confronti della mia provincia, di cui conosco le problematiche annose».
Le principali quali sarebbero?
«La situazione ambientale innanzitutto, e i pendolari: pensi che il mio primo atto da parlamentare, nel 1992, fu proprio a loro favore».
Parlamentare della Lega Lombarda ai tempi. Nel 1999 se ne andò.
«Si, avvertivo che la lega era sempre più partito e sempre meno movimento. E avevo anche intuito la gestione disinvolta che da lì a qualche anno avrebbe fatto conoscere la Lega anche per altri motivi».
La Lega di oggi la troverà ancora più diversa.
«Beh, hanno tolto il Nord dal simbolo, candidano il sein gretario a Cosenza, credo che per un elettore sia difficile distinguerla dal partito della Meloni. È il completamento di un percorso: in Europa la Lega ha sempre fatto gruppo con le destre, non con i movimenti delle autonomie. E penso che Borghezio, all’europarlamento con Salvini per anni, abbia influenzato non poco questa direzione».
Grande Nord è per l’autonomia o l’indipendenza?
«Abbiamo componenti al nostro interno più radicali, ma noi non siamo in Catalogna e il nostro obiettivo è aumentare gli spazi di autonomia e libertà. Non mettiamo discussione l’unità dello Stato, chiediamo dignità. Ci consideriamo il sindacato del Nord, in questo molto simili alla SVP tirolese»
Al referendum per l’autonomia della Lombardia cosa ha votato?
«Sono andato è ho votato sì, pur consapevole della pochezza di quella proposta. Dimostrata anche dall’adesione scarsa al voto: un fallimento di Maroni. Adesso mi chiedo chi andrà a contrattare l’autonomia: la Lega che ha tolto il Nord dal simbolo? Poco credibili».
Insomma lei pensa che il Grande Nord sia la vera Lega?
«Su questo non ci sono dubbi, ma il nostro movimento non è prettamente post-leghista, ci sono anche componenti che sono transitate in altre forze politiche o che hanno sempre avuto difficoltà a riconoscersi in alcuni radicalismi della Lega».
Nelle vostre fila c’è anche Roberto Manenti, l’ex sindaco sceriffo noto anche per vicende giudiziarie personali pesanti...
«Manenti è portatore di un’esperienza amministrativa importante e gode di grandi consensi in Franciacorta. È stato vicino a radicalismi di ogni tipo ma, sarà l’età, un po’si è moderato anche lui».
A proposito di errori di gioventù: nel 2004 lei aveva fondato la lista No Euro. La rifarebbe anche oggi?
«Aveva un senso allora, oggi è stato ampiamente superato il punto di non ritorno. Siamo parte integrante dell’Europa e vogliamo starci per le nostre imprese. Ma critici perché germanocentrica».
Grande tema dell’Europa è quello dell’immigrazione.
«Se venissi eletto presidente metterei subito in discussione l’accordo sui migranti firmato da Cota, Maroni e Zaia che permette ai prefetti di imporre profughi sul territorio senza consultare i Comuni».
Al di là dei profughi, il tema è molto più ampio.
«Se fossi stato in parlamento non avrei senz’altro votato contro la missione in Niger. Come invece ha fatto la Lega».
Adesso non dirà che le piace il ministro Minniti...
«No, non lo dico. È un ministro realista ma avrebbe potuto fare molto di più».
A un certo punto si è ipotizzato che Bossi potesse candidarsi con voi. Poi è rimasto con Salvini.
«Già, qualche maligno dei nostri dice che per il momento Grande Nord è servito a garantire un posto caldo a Bossi. Non so, di sicuro Bossi ha mostrato benevolenza nei nostri confronti e sono convinto che si senta più vicino a noi che non alla Lega di Salvini».
Grande Nord si presenterà anche alle amministrative in città?
«Di sicuro, insieme a una Civica. Dopo le politiche definiremo meglio il tutto, anche perché sono fiducioso che dopo il 4 marzo aumenteremo il numero di simpatizzanti». Previsioni sul voto politico? «Molto probabilmente non ci saranno maggioranze e fra sei mesi si tornerà al voto». Non è un bello scenario. «C’è un’ipotesi più disastrosa, che sarebbe il governo Lega Cinque Stelle. Nel giro di pochi mesi ci ritroveremmo la troika in casa».