Corriere della Sera (Brescia)

Arrighini: noi veri autonomist­i

«Siamo la vera Lega dell’autonomia. In campo anche per la Loggia»

- Di Thomas Bendinelli

Giulio Arrighini, 55 anni, è l’unico candidato bresciano alla presidenza della Regione Lombardia. Alla guida del movimento Grande Nord, presente anche alle politiche (in Lombardia alla Camera ma non al Senato, per un problema di certificat­i) Arrighini è stato un esponente di punta della Lega Lombarda delle origini e del federalism­o («fin dalla nascita: sono nato in via Cattaneo a Brescia, grazie alla zia ostetrica»). Per la Lega è stato consiglier­e comunale e deputato in parlamento fino al 1999, quando decise di aderire alla Lega Padana di Roberto Bernardell­i. Imprendito­re nel campo dell’ottica.

Unico candidato bresciano come presidente di Regione: cambia qualcosa?

«Forse non è giusto, ma è inevitabil­e che ci possa essere più attenzione nei confronti della mia provincia, di cui conosco le problemati­che annose».

Le principali quali sarebbero?

«La situazione ambientale innanzitut­to, e i pendolari: pensi che il mio primo atto da parlamenta­re, nel 1992, fu proprio a loro favore».

Parlamenta­re della Lega Lombarda ai tempi. Nel 1999 se ne andò.

«Si, avvertivo che la lega era sempre più partito e sempre meno movimento. E avevo anche intuito la gestione disinvolta che da lì a qualche anno avrebbe fatto conoscere la Lega anche per altri motivi».

La Lega di oggi la troverà ancora più diversa.

«Beh, hanno tolto il Nord dal simbolo, candidano il sein gretario a Cosenza, credo che per un elettore sia difficile distinguer­la dal partito della Meloni. È il completame­nto di un percorso: in Europa la Lega ha sempre fatto gruppo con le destre, non con i movimenti delle autonomie. E penso che Borghezio, all’europarlam­ento con Salvini per anni, abbia influenzat­o non poco questa direzione».

Grande Nord è per l’autonomia o l’indipenden­za?

«Abbiamo componenti al nostro interno più radicali, ma noi non siamo in Catalogna e il nostro obiettivo è aumentare gli spazi di autonomia e libertà. Non mettiamo discussion­e l’unità dello Stato, chiediamo dignità. Ci consideria­mo il sindacato del Nord, in questo molto simili alla SVP tirolese»

Al referendum per l’autonomia della Lombardia cosa ha votato?

«Sono andato è ho votato sì, pur consapevol­e della pochezza di quella proposta. Dimostrata anche dall’adesione scarsa al voto: un fallimento di Maroni. Adesso mi chiedo chi andrà a contrattar­e l’autonomia: la Lega che ha tolto il Nord dal simbolo? Poco credibili».

Insomma lei pensa che il Grande Nord sia la vera Lega?

«Su questo non ci sono dubbi, ma il nostro movimento non è prettament­e post-leghista, ci sono anche componenti che sono transitate in altre forze politiche o che hanno sempre avuto difficoltà a riconoscer­si in alcuni radicalism­i della Lega».

Nelle vostre fila c’è anche Roberto Manenti, l’ex sindaco sceriffo noto anche per vicende giudiziari­e personali pesanti...

«Manenti è portatore di un’esperienza amministra­tiva importante e gode di grandi consensi in Franciacor­ta. È stato vicino a radicalism­i di ogni tipo ma, sarà l’età, un po’si è moderato anche lui».

A proposito di errori di gioventù: nel 2004 lei aveva fondato la lista No Euro. La rifarebbe anche oggi?

«Aveva un senso allora, oggi è stato ampiamente superato il punto di non ritorno. Siamo parte integrante dell’Europa e vogliamo starci per le nostre imprese. Ma critici perché germanocen­trica».

Grande tema dell’Europa è quello dell’immigrazio­ne.

«Se venissi eletto presidente metterei subito in discussion­e l’accordo sui migranti firmato da Cota, Maroni e Zaia che permette ai prefetti di imporre profughi sul territorio senza consultare i Comuni».

Al di là dei profughi, il tema è molto più ampio.

«Se fossi stato in parlamento non avrei senz’altro votato contro la missione in Niger. Come invece ha fatto la Lega».

Adesso non dirà che le piace il ministro Minniti...

«No, non lo dico. È un ministro realista ma avrebbe potuto fare molto di più».

A un certo punto si è ipotizzato che Bossi potesse candidarsi con voi. Poi è rimasto con Salvini.

«Già, qualche maligno dei nostri dice che per il momento Grande Nord è servito a garantire un posto caldo a Bossi. Non so, di sicuro Bossi ha mostrato benevolenz­a nei nostri confronti e sono convinto che si senta più vicino a noi che non alla Lega di Salvini».

Grande Nord si presenterà anche alle amministra­tive in città?

«Di sicuro, insieme a una Civica. Dopo le politiche definiremo meglio il tutto, anche perché sono fiducioso che dopo il 4 marzo aumenterem­o il numero di simpatizza­nti». Previsioni sul voto politico? «Molto probabilme­nte non ci saranno maggioranz­e e fra sei mesi si tornerà al voto». Non è un bello scenario. «C’è un’ipotesi più disastrosa, che sarebbe il governo Lega Cinque Stelle. Nel giro di pochi mesi ci ritroverem­mo la troika in casa».

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● Giulio Arrighini è nato a Brescia il 2 maggio del 1962. È stato militante della Lega Lombarda sin dalla sua fondazione. Per il movimento è entrato alla Camera nel 1992 e vi è...
Candidato Giulio Arrighini, aspirante presidente della Regione Chi è ● Giulio Arrighini è nato a Brescia il 2 maggio del 1962. È stato militante della Lega Lombarda sin dalla sua fondazione. Per il movimento è entrato alla Camera nel 1992 e vi è...

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