Da Aib una spinta per l’industria 5.0 Solo un’azienda su 6 pronta alla sfida
Artioli: il futuro è nella formazione per gestire l’interazione tra uomo e macchina
Non si sono ancora capite tutte le potenzialità, le declinazioni, i concetti di quella che viene definita come Industria 4.0 che già si deve cominciare a ragionare sul «pensiero 5.0». Quello cioè che afferma la centralità della persona nell’interazione con le macchine. Un passaggio necessario che parte proprio dalla consapevolezza di come la trasformazione digitale, per avere successo, debba passare attraverso la formazione di nuove competenze.
Dopo iper e super ammortamento che hanno consentito investimenti in macchinari e tecnologia, la seconda tranche del piano italiano per Industria 4.0, punta sulla formazione. Previsto infatti un credito di imposta del 40% con un massimo di 300 mila euro per investimenti in formazione 4.0. E Aib, in collaborazione con Isfor, ha organizzato ieri un incontro per presentare «quello che possiamo offrire come Associazione – ha spiegato la vice presidente con delega all’Education, Paola Artioli – in termini di supporto all’orientamento delle imprese per capire dove andare e evitare strade sbagliate».
Anche perché, stando ai dati presentati, il rischio di fare un buco nell’acqua, è grande. Di certo la diffusione di un cambiamento culturale in tema di trasformazione digitale non è ancora sufficiente. Solo il 16% delle imprese si sente preparata ad affrontare le nuove sfide. Per le altre la trasformazione digitale è ancora poco chiara. Per questo il processo di formazione pensato da Isfor parte da due livelli: «Il primo di base è un diritto di tutti, deve essere gratuito e deve raggiungere il maggior numero di persone, anziani compresi — ha ricordato il neo direttore di Isfor, Cinzia Pollio –. Il secondo è altamente specialistico e finalizzato alla creazione di competenze manageriali con propensione all’innovazione e competenze trasversali digitali».
Di certo si parte da una situazione non proprio brillante. «Solo il 40% di aziende manifatturiere sta declinando a livello operativo progetti avviati sulla base di una coerente programmazione – ha ricordato Stefano Ottolini, direttore InnexHub – e di queste solo il 5% sta applicando davvero diverse tecnologie all’interno dei processi. Il 47% non sta muovendo alcun passo verso il paradigma 4.0 e il 13% sta adottando un approccio o troppo pratico, testando sul campo senza un’adeguata analisi preliminare, o troppo teorico». Per questo, ha ricordato Paola Artioli, «diffondere una cultura che va verso nuovi modi di organizzare le risorse, di produrre e di interpretare il business prima di mettere in campo risorse e soprattutto per evitare di farlo nel modo sbagliato».