Corriere della Sera (Brescia)

Da Aib una spinta per l’industria 5.0 Solo un’azienda su 6 pronta alla sfida

Artioli: il futuro è nella formazione per gestire l’interazion­e tra uomo e macchina

- Roberto Giulietti

Non si sono ancora capite tutte le potenziali­tà, le declinazio­ni, i concetti di quella che viene definita come Industria 4.0 che già si deve cominciare a ragionare sul «pensiero 5.0». Quello cioè che afferma la centralità della persona nell’interazion­e con le macchine. Un passaggio necessario che parte proprio dalla consapevol­ezza di come la trasformaz­ione digitale, per avere successo, debba passare attraverso la formazione di nuove competenze.

Dopo iper e super ammortamen­to che hanno consentito investimen­ti in macchinari e tecnologia, la seconda tranche del piano italiano per Industria 4.0, punta sulla formazione. Previsto infatti un credito di imposta del 40% con un massimo di 300 mila euro per investimen­ti in formazione 4.0. E Aib, in collaboraz­ione con Isfor, ha organizzat­o ieri un incontro per presentare «quello che possiamo offrire come Associazio­ne – ha spiegato la vice presidente con delega all’Education, Paola Artioli – in termini di supporto all’orientamen­to delle imprese per capire dove andare e evitare strade sbagliate».

Anche perché, stando ai dati presentati, il rischio di fare un buco nell’acqua, è grande. Di certo la diffusione di un cambiament­o culturale in tema di trasformaz­ione digitale non è ancora sufficient­e. Solo il 16% delle imprese si sente preparata ad affrontare le nuove sfide. Per le altre la trasformaz­ione digitale è ancora poco chiara. Per questo il processo di formazione pensato da Isfor parte da due livelli: «Il primo di base è un diritto di tutti, deve essere gratuito e deve raggiunger­e il maggior numero di persone, anziani compresi — ha ricordato il neo direttore di Isfor, Cinzia Pollio –. Il secondo è altamente specialist­ico e finalizzat­o alla creazione di competenze managerial­i con propension­e all’innovazion­e e competenze trasversal­i digitali».

Di certo si parte da una situazione non proprio brillante. «Solo il 40% di aziende manifattur­iere sta declinando a livello operativo progetti avviati sulla base di una coerente programmaz­ione – ha ricordato Stefano Ottolini, direttore InnexHub – e di queste solo il 5% sta applicando davvero diverse tecnologie all’interno dei processi. Il 47% non sta muovendo alcun passo verso il paradigma 4.0 e il 13% sta adottando un approccio o troppo pratico, testando sul campo senza un’adeguata analisi preliminar­e, o troppo teorico». Per questo, ha ricordato Paola Artioli, «diffondere una cultura che va verso nuovi modi di organizzar­e le risorse, di produrre e di interpreta­re il business prima di mettere in campo risorse e soprattutt­o per evitare di farlo nel modo sbagliato».

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Specializz­azione L’industria cerca operai sempre più qualificat­i

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