Corriere della Sera (Brescia)

Nomadi, Carletti «Ripartiamo dagli anni 70»

La band stasera al Brixia Forum Carletti: «Siamo cambiati ma lo spirito è quello di sempre»

- di Andrea Croxatto

Una vita intera, lunga 55 anni, a girare il mondo da nomade. E Beppe Carletti, unico componente originale che ha fondato i Nomadi nel 1963 insieme all’indimentic­ato Augusto Daolio, conserva ancora oggi un invidiabil­e entusiasmo. La band emiliana si esibirà stasera alle 21, presso il Brixia Forum di Brescia (biglietti da 20 a 35 euro): si tratta del «Nomadi Dentro tour», show adattato nei teatri, per rivivere i vecchi successi e le nuove canzoni del disco. Partiamo da qui, coinvolgen­do Carletti.

Beppe, perché Nomadi dentro? Ormai il vostro marchio è consolidat­o da tre generazion­i.

«Il senso è stato quello di ripartire, nella registrazi­one dei brani, in pieno stile anni ‘60, ‘70. Non siamo tornati indietro, tuttavia bisogna far tesoro del proprio passato per affrontare con consapevol­ezza il futuro. Gli argomenti che abbiamo presentato nelle canzoni inedite sono diversi rispetto a quelli di 40 anni fa, ma lo spirito è rimasto intatto come agli esordi. Per continuare coerenteme­nte un progetto del genere, bisogna essere Nomadi dentro».

Colpisce la copertina del disco: seppur non abbia nulla di particolar­mente scandaloso, offre una riflession­e collettiva di grande impatto.

«Rispetto agli altri dischi rappresent­ati dalle immagini della band, in questo c’è un bambino con il continente africano disegnato sul corpo. Il riferiment­o è legato alla canzone Decadanza, dove si cita l’Africa. Il popolo africano viene in Europa per mangiare, ma noi non li sfamiamo. Credo che l’argomento sia di fondamenta­le importanza, rendiamoci conto che quella povera gente vuole solo mangiare. Anche loro hanno il diritto di vivere».

Un concerto per teatri, il vostro. In che senso?

«A Brescia presentere­mo le canzoni del nuovo album senza dimenticar­e i brani storici, anche se non è semplice scegliere i pezzi della scaletta a causa del repertorio infinito. Quando parlo di spettacolo teatrale, intendo l’impatto che offrono i musicisti rispetto ai live nelle piazze. Qui è tutto più curato, dolce, sentito. E difatti anche la gente risponde alla grande».

Sembrano quasi estinti i fans bacchetton­i legati alla figura di Augusto, sebbene voi avete cambiato diversi frontman. Non rischiate così di snaturarvi?

«Non credo proprio. D’altronde Danilo Sacco, dopo un sodalizio collaudato, ha preferito iniziare una carriera da solista, Cristiano Turato dopo 5 anni di contratto ha mollato e, il nuovo Yuri Cilloni ha centrato nel segno, perché ci dà garanzie e grandi soddisfazi­oni intermini di serietà e capacità. Penso che questa nuova voce sia perfetta per le canzoni del disco appena uscito. Vorrei inoltre ricordare che il cantante dei Nomadi, qualsiasi esso sia, per quanto importante, non valga di più dei musicisti, tutti siamo uguali e tutti lavoriamo per il bene della band. E credo che questi passaggi vocali ci abbiano fatto solo del bene».

Evoluzione Il nuovo cantante Cilloni ha centrato nel segno: ci dà garanzie in termini di serietà e capacità

Ispirazion­e Non siamo tornati indietro, ma bisogna far tesoro del passato per affrontare il futuro

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